Dalla Sicilia arriva un assist che può contribuire a portare a casa un risultato straordinario. Oggetto della lettera inviata al presidente della Giunta Christian Solinas, al presidente del Consiglio Michele Pais e ai parlamentari sardi è l’insularità, che si arricchisce di un nuovo, importante, alleato, la Sicilia appunto. «Dobbiamo oggi registrare una condizione che può far fare a questo percorso un importante balzo in avanti», scrivono il presidente Michele Cossa ed i componenti la Commissione speciale per l’insularità Eugenio Lai, Dario Giagoni, Roberto Caredda, Angelo Cocciu, Francesco Agus, Roberto Li Gioi, Giuseppe Meloni, Nico Mundula è Giovanni Satta.
Questione strategica per il futuro delle due isole maggiori, specie in vista della prossima programmazione europea, la questione insulare viene posta con forza e attenzione all’attenzione del Governo e del Parlamento Europeo anche dalla Sicilia, che ora in parte ripercorre la strada sarda tracciata dalla Sardegna. La Giunta regionale siciliana nel suo “Studio sui costi dell’insularità” ha tra l’altro valorizzato il lavoro fatto in questi anni dalla Sardegna, utilizzando anche il medesimo approccio metodologico per quantificare le ricadute economiche dell’insularità in termini di Pil, confrontando alcuni modelli econometrici. Sulla base del modello elaborato dall’Istituto Bruno Leoni (Carlo Amenta, Carlo Stagnaro e Luca Vitale, Il costo dell’insularità. Il caso della Sardegna, IBL Briefing Paper 189, 24 agosto 2020), emerge un differenziale di PIL procapite per la Sicilia di 2.123 euro (5.700 euro per la Sardegna), con un gap complessivo che varia da 6 a 6,5 miliardi di euro l’anno.
La Sicilia richiama l’importante sentenza della Corte costituzionale n. 6/2019 – emessa a seguito del ricorso della Regione Sardegna avverso la legge 205 del 2017 – che impone allo Stato di porre in essere una leale collaborazione con le autonomie territoriali nella gestione delle politiche di bilancio e addirittura individua i criteri con cui dovranno essere determinati i contributi spettanti alla Regione autonoma Sardegna per il triennio 2018-2020, facendo leva proprio sullo svantaggio economico determinato dalla condizione di insularità, mai quantificato dallo Stato dopo dieci anni dall’emanazione della legge 42 del 2009.
Se sul tema la Sardegna aveva promosso la modifica dell’art. 119 della Costituzione, approvato all’unanimità dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato nell’ottobre scorso. La Sicilia aveva avviato il percorso costituzionale di modifica del proprio Statuto speciale (d.d.l. recante “Inserimento nello statuto speciale della Regione siciliana dell’articolo 38-bis in materia di riconoscimento degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità”), che adesso risulta già incardinato presso le commissioni affari costituzionali di Camera e Senato.
«La circostanza che entrambe le iniziative abbiano iniziato il loro percorso parlamentare – si legge nella lettera – apre scenari nei quali si presentano le condizioni affinché le due maggiori regioni insulari del Mediterraneo e le loro rappresentanze parlamentari possano procedere unite per il conseguimento di un obiettivo storico. È necessario agire, e bisogna farlo tempestivamente.»