Oggi, per la rubrica “A colloquio con…”, abbiamo intervistato Gianfranco Satta, consigliere regionale dei Progressisti.
Un suo giudizio, sino a questo momento, sull’operato della Giunta Solinas.
«Tenuto conto di quanto ad oggi espresso, il giudizio oscilla tra il negativo ed il “non pervenuto”, per cui la valutazione non può che essere negativa. Oltre ad aver assistito a numerosi errori decisionali passati alle cronache e che sono sotto gli occhi di tutti, infatti, occorre anche rimarcare come in determinati settori la Giunta sia del tutto assente.
Faccio ad esempio riferimento all’Industria, ma più in generale alle attività produttive, oppure ai trasporti dove da due anni è tutto fermo. Non solo manca un dinamismo politico propositivo, ma addirittura non si riescono a chiudere nemmeno le questioni in sospeso, basti vedere una su tutte la staticità sulla continuità territoriale. Purtroppo le sempre più evidenti frizioni tra i banchi della maggioranza non lasciano che far intravedere all’orizzonte presagi ancor più nefasti.»
La gestione della pandemia in Sardegna. Per lei si è fatto tutto ciò che era possibile?
«Oltre ai numeri generali, che hanno mostrato una fragilità complessiva del sistema sanitario regionale, ciò che maggiormente balza agli occhi sono le evidenti differenze di diffusione del virus a livello territoriale. È indubbio che vi sia stata una forte disomogeneità organizzativa nell’affrontare la pandemia, con dati in alcune parti dell’Isola, legate principalmente alle strutture ospedaliere, specie nella seconda ondata, non lontani da quelli delle aree nazionali più colpite. Uno degli errori maggiori è stato sicuramente quello di non utilizzare il periodo a cavallo tra le due ondate, quindi durante i mesi estivi, per prepararsi al meglio e non farsi cogliere nuovamente impreparati al ritorno del virus, già ampiamente da tutti previsto per il periodo autunnale, cosa che poi puntualmente è avvenuta. Concludo dicendo che il ritardo nella somministrazione dei vaccini è un altro evidente sintomo di preoccupazione che rischia di farci uscire da questo brutto periodo più tardi di tutti gli altri.»
Lei viene dal Nord Sardegna: quali sono le criticità sanitarie rilevate in quest’area dell’Isola?
«Come noto il Nord Sardegna e il sassarese in particolare è stato particolarmente colpito dalla diffusione del virus, presentando il maggior numero assoluto di contagi nella regione. Non c’è dubbio che la falla maggiore la si è rinvenuta all’interno degli ospedali e delle strutture socio- sanitarie. Il mancato tempestivo isolamento del contagio è stato un fattore critico che, purtroppo, perdura dall’inizio dell’emergenza. Voglio però anche sottolineare come ulteriore e recente fonte di preoccupazione ora risieda nelle interminabili liste d’attesa, dove a Sassari non è presente alcun piano per lo smaltimento. È evidente che oltre ad un problema politico concorra anche la scarsa efficienza di chi oggi dirige l’apparato amministrativo della sanità locale.»
Parliamo di agricoltura: comparto in crisi?
«Il settore primario vive ormai da anni in condizioni di difficoltà croniche principalmente perché a fronte di problemi di natura strutturale si cercano di mettere in atto soluzioni di carattere occasionale, evidentemente non consone a risolvere questioni ben più profonde. Ne è un esempio lampante la vertenza sul prezzo del latte, che dopo gli slogan della campagna elettorale resta a tutt’oggi una questione irrisolta dall’attuale maggioranza. Per rimanere sul tema, proprio per imprimere un cambio di rotta definitivo, lo scorso giugno abbiamo presentato in Consiglio regionale una proposta di legge volta a favorire l’aggregazione di imprese agricole e stimolare la cooperazione del sistema agro-alimentare. Siamo convinti, difatti, che sia fondamentale intervenire a livello normativo per stabilizzare i mercati agricoli limitando le tensioni nella contrattazione dei prezzi fra gli operatori economici, garantendo una ripartizione ottimale del valore aggiunto ed assicurando quindi un equo tenore di vita agli agricoltori e il giusto riconoscimento al loro lavoro. L’auspicio è che la proposta venga presto calendarizzata in Aula.»
Il Consiglio regionale ha dato il via libera, nei giorni scorsi, alla Finanziaria tecnica. Cosa non vi convince?
«Già la definizione “tecnica” mostra tutti i limiti di questa manovra, una Finanziaria piatta fatta unicamente per uscire dall’esercizio provvisorio. Manca quindi quella sensibilità politica capace di interpretare e rispondere ai fabbisogni dei cittadini, delle imprese, delle partiti sociali e delle stesse amministrazioni locali per tramutarli in soluzioni concrete. La veemente reazione negativa in Aula di una larga parte della stessa maggioranza dimostra come questa percezione abbia già avuto concreto riscontro nei fatti. E non potrà di certo essere un prossimo assestamento di bilancio a restituire credibilità ad una Finanziaria che non nasce come naturale frutto di una strategia politica programmatica ma come mero esercizio contabile.»
Antonio Caria