Le 9 miglia marittime che separano la Sardegna dalla Corsica, da 3 settimane sono diventate la “croce” per autotrasportatori, lavoratori transfrontalieri e turisti. Un tratto di mare che, in particolare quello tra Santa Teresa Gallura e Bonifacio, pare diventato invalicabile, se non a costo di mille peripezie, a causa dei continui guasti alle navi, alla capienza di queste, alle condizioni meteomarine avverse e a non meglio specificate “circostanze straordinarie”.
«Il danno che tale situazione, ormai cronica, sta portando alle imprese, non solo della Gallura ma di tutta la regione, è incalcolabile – afferma Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Gallura – e non è più accettabile perché va a incidere, negativamente, su uno scambio commerciale consolidato e pluriennale come quello che la Sardegna ha con la sua isola gemella. Infatti, le rotte che dai porti della Gallura puntano alla Corsica, sono i primi collegamenti transfrontalieri italiani con la Francia. Attenzione che questo è un problema dell’intera Sardegna e non un semplice fatto di cronaca locale del nord dell’Isola.»
I fatti di questi ultimi 20 giorni, al limite del surreale, raccontano anche delle 200 persone, fra autotrasportatori, lavoratori e turisti, bloccate in terra francese, situazione conclusasi con l’intervento del Prefetto di Sassari e della Regione, e con il rientro di una trentina di autotrasportatori con una barca presa a noleggio e i Tir lasciati, ovviamente, nella banchina del porto corso di Bonifacio. Ieri altra giornata di tensione al porto di Santa Teresa con la pacifica, seppur rumorosa, “manifestazione” di oltre 100 passeggeri per l’ennesimo rinvio della partenza della nave da Santa Teresa, mezzo che poi ha effettuato la tratta dopo parecchie ore di stop tecnico.
«La situazione d’incertezza che stanno vivendo autotrasportatori, imprese e comuni cittadini, con la preoccupazione di non sapere se potranno partire o rientrare – aggiunge Giacomo Meloni – è devastante per tutto il sistema economico regionale. Anche le soluzioni di “riserva” finora adottate, quelle delle navi sostitutive e dei porti alternativi, seppur lodevoli, sono condizioni provvisorie che creano incertezze agli trasportatori e alle realtà economiche della Gallura e del resto dell’Isola, perché non permettono di pianificare con necessaria certezza imbarchi, sbarchi e consegne.»
Il problema più grande, tuttavia, sarebbe quello legato al rispetto dei contratti che le aziende sarde hanno stipulato con quelle corse. Secondo le informazioni raccolte da Confartigianato Gallura, infatti, sarebbero numerosi i committenti della Corsica che, stanchi dei continui ritardi nelle consegne da parte degli autotrasportatori o delle inadempienze da parte delle maestranze, starebbero pensando di rescindere i contratti e di rivolgersi ai mercati della Toscana, della Liguria e del sud della Francia.
«A questo punto, chiediamo il forte intervento dell’assessore regionale dei Trasporti e dei consiglieri regionali affinché agli imprenditori, ai turisti e ai cittadini, in ogni giorno dell’anno e nella massima condizione di sicurezza, possa essere garantito di varcare il mare – riprende il presidente di Confartigianato Gallura – in particolare è necessario che le imprese possano effettuare dignitosamente, e con continuità, il loro lavoro e onorare i contratti con i committenti corsi.»
Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, dall’Isola partono verso l’Isola gemella, quotidianamente, granito e manufatti in pietra, legname e materiali edili, infissi e vetro, oltre ovviamente prodotti dell’alimentare, freschi e lavorati. Tra le due regioni, inoltre, vi è un quotidiano scambio di squadre di operai qualificati e singole maestranze, molto apprezzate nell’edilizia e, in generale, nelle costruzioni, che si muovono non solo dalla Gallura ma anche dalla provincia di Sassari e da tutto il resto della Sardegna. Senza dimenticare il continuo flusso turistico, anche nella bassa stagione.
«Ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare con la Regione – conclude Giacomo Meloni – per discutere della situazione e per proporre e trovare soluzioni. Non vogliamo polemiche ma solo soluzioni affinché l’economia che le imprese hanno con l’Isola Gemella possa crescere e non essere più soggetta alle condizioni di compagnie di navigazione o meteo. E’ necessario trovare, urgentemente, un piano B perché, abbiamo visto, quello principale non è più praticabile.»