«Lascio un gruppo politico dopo ventidue anni di militanza, un leader incontrastato ed amici, con cui ho condiviso progetti ed iniziative che rimarranno uniche nella storia politica della nostra regione: i Referendum regionali del 2012; la prima proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare “Insularità in costituzione”, che porterà ad un risultato incredibile per la nostra Sardegna. Mi rendo conto, che queste iniziative, pur importanti, non sono state sufficienti a cambiare il sistema politico, che risulta essere sempre più distante dai cittadini, per la mancanza di attrattività e quindi di una partecipazione attiva importante.»
A dirlo è Gabriele Marini, che aggiunge: «Eppure, la Costituzione affida ai partiti, l’importante ruolo di mediatori, tra gli interessi dei cittadini e le esigenze di governo delle istituzioni, nonostante ciò, tanti partiti e movimenti, si sono limitati alla gestione del consenso, sacrificando la “partecipazione democratica” dei propri iscritti.Il rammarico è non essere riuscito a far prevalere tale principio nell’organizzazione che lascio, posso dire di averci provato seriamente, ma non sempre, il partito ha corrisposto all’emergere di opinioni differenti e un efficace confronto di idee, che nel tempo hanno determinato incertezze politiche ma anche scelte improvvide per la mancanza di ascolto delle sollecitazioni dei dirigenti quartesi».
«Ecco le principali ragioni che mi hanno determinato a lasciare i Riformatori sardi. Da tempo si sono allontanati dalla politica nei territori e in particolare da Quartu Sant’Elena che ha dato tanto alla crescita regionale del partito – prosegue Gabriele Marini -. Questo è il mio modo per dire basta ad un percorso politico senza via d’uscita, nella convinzione che non si governa una “Regione o una Città senza coinvolgere i cittadini”. Siamo un riferimento importante nella nostra comunità e per questo, con estrema chiarezza, abbiamo il dovere di comunicare le ragioni della nostra scelta.»
Antonio Caria