«In questo momento di approvato c’è solo il decreto, i cui emendamenti, che potrebbero modificarne la struttura in modo importante, come per l’estensione fino al 2022, sono ancora in discussione in Parlamento – ha dichiarato Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Edilizia – il problema è che mancano anche i decreti attuativi, e le relative circolari dell’Agenzia delle Entrate e dell’Enea. Questa norma, che avrebbe avuto lo scopo di rilanciare le attività del settore casa, quindi edilizia, impianti, serramenti, rischia di ottenere l’effetto opposto a quello voluto, creando più di una situazione paradossale nella quale anche i lavori già decisi prima del lockdown vengono sospesi in attesa di atti concreti e applicabili. Per questo ai nostri Parlamentari sitiamo chiedendo chiarimenti sui tempi di questo provvedimento chiesto fortemente da Confartigianato Sardegna.»
«Proviamo a rispondere a tutte le domande di imprese, tecnici e cittadini allettati da una occasione che forse non si ripeterà più – ha aggiunto Giacomo Meloni – anche se molte volte, senza documenti certi, è difficile fornire risposte certe ed esaustive. Nonostante una convincente operazione di comunicazione il Decreto Rilancio, che contiene la possibilità di detrarre dalle tasse fino al 110 per cento della spesa per una serie di lavori di efficientamento energetico, in realtà non è stato dotato delle gambe per camminare e sta provocando, paradossalmente, una situazione di stallo.»
Per l’associazione artigiana si tratta di un decreto legge, che deve essere convertito, e già questo pone incertezze, perché, spiegano, «spesso la legge di conversione contiene modifiche al testo originario, poi perché mancano i decreti attuativi, che devono chiarire molti aspetti applicativi e certamente mancano le direttive dell’Agenzia delle Entrate, che rendano certi gli interventi e i requisiti che consentono la detrazione fino al 110 per cento e applicabile la cessione del credito.»
«Questo – ha proseguito Giacomo Meloni – è uno degli aspetti più interessanti per i cittadini, perché permette loro, in sostanza, di fare i lavori senza pagare, ma è anche uno dei punti più critici per le imprese, perché non tutte le aziende possono permetterselo e allora si deve fare ricorso all’intervento di banche, assicurazioni, finanziarie e simili. In generale, è passato il messaggio che posso cambiare la caldaia o gli infissi e non pago nulla, anzi ci guadagno anche qualcosa. Non è così, o almeno non è così facile. Continuiamo ad assistere le imprese anche per spiegare che, in questo momento, il meccanismo non è così semplice: i lavori per accedere a questo bonus sono importanti, ci vuole un impegno finanziario importante (da 30 a 60mila euro) e non si può dire su due piedi se ciò che il cittadino vuole fare può rientrare nella detrazione. Per capirlo, a parte le lacune normative già evidenziate, ci vogliono professionisti specializzati e vanno chiamate in causa più aziende.»
A loro modo di vedere «c’è segnalare anche un altro aspetto che ha del paradossale: attualmente le aziende si sono ritrovate a doversi fermare perché anche chi aveva già deciso, prima del lockdown, di fare lavori di efficientamento e poteva scaricare somme inferiori, ora dice di bloccare tutto perché vuole rientrare nel 110 per cento. Insomma un vero e proprio boomerang, altro che rilancio. Senza dimenticare che le piccole imprese non possono sostenere uscite di liquidità ingenti, anticipando lo sconto, e saranno quindi costrette a dire di no a molti lavori.»
Infine, l’appello al Governo: «Noi di Confartigianato Sardegna – ha concluso Giacomo Meloni – stiamo lavorando su vari fronti, in particolare sulla cessione del credito, e chiediamo a banche, assicurazioni e finanziarie che sostengano le operazioni delle piccole imprese, per evitare che ad avvantaggiarsi di questa opportunità siano unicamente le grandi aziende strutturate. Serve che il Governo chiarisca al più presto tutto il necessario, altrimenti, invece che agire per il rilancio, questa norma bloccherà le imprese per altri tre mesi, e dopo i tre di lockdown non possiamo proprio permettercelo.»
A.C.