«L’assessore regionale del Lavoro Alessandra Zedda consenta la riapertura immediata del Centro impiego nel comune di Dolianova.» L’appello è lanciato dai pendolari di Dolianova e paesi limitrofi, per voce del Comitato utenti di Dolianova dei trasporti della regione Sardegna, che appreso dell’inaugurazione della nuova sede del Centro impiego di Quartu Sant’Elena da via Bizet a via Orrù, in località Sa Serrixedda, analizza le problematiche che ne derivano per i pendolari.
«Al Centro impiego di Quartu Sant’Elena – spiega Elisabetta Caredda, rappresentante del Comitato – si riversano attualmente i disoccupati e gli utenti del nostro Comune, Dolianova, nonché dei Comuni a noi limitrofi ed altri ancora. Per la precisione il Centro offre il servizio per l’area di Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Serdiana, Settimo San Pietro, Sinnai, Soleminis, Villasimius, Burcei, Maracalagonis, Dolianova, Donori. Per poter raggiungere la sede attuale del Centro impiego in via Bizet – continua la pendolare – attualmente da Dolianova prendiamo l’ARST sino a piazza Repubblica, da lì attendiamo il passaggio del 31 del CTM. Si scende alla prima fermata quasi di fronte la clinica di Quartu, il Centro impiego lo si trova subito girando nella prima traversa, è vicino alla ASL. Contrariamente, via Orrù risulta più distante, quasi fosse una zona industriale.»
«Una burocrazia di buon senso di una simile iniziativa – rileva Elisabetta Caredda – avrebbe dovuto coinvolgere quanto meno il parere delle amministrazioni locali che si trovano a riversarsi a Quartu Sant’Elena per offrire un servizio ai disoccupati ed utenti delle proprie comunità. Pensare ai parcheggi quando si parla di disoccupati anziché ai mezzi pubblici che possano agevolare la loro frequenza nei Centri impiego, desta più che una perplessità. Di quando sotto la pioggia un utente pendolare ci deve arrivare con maggiori difficoltà al Centro impiego, ci arriva già bagnato dall’acqua. E non è comprensibile una simile scelta nemmeno in ragione di uno spazio più ampio, mai comunque sufficiente se l’utenza di undici Comuni dovesse presentarsi in massa.»