«Il faro di Capo Caccia rischia di essere venduto dallo Stato per fare cassa, attraverso Difesa Servizi Spa. A questa inaudita ed inaccettabile opzione, dobbiamo opporci con tutte le nostre forze. Il presidente della Regione ed il sindaco di Alghero chiedano di mettere in atto le procedure per sdemanializzare il bene e farlo rientrare nella disponibilità del Parco e dell’Area Marina Protetta, per una valorizzazione ambientale e turistico-sostenibile del promontorio più spettacolare e più bello dell’Isola e forse d’Italia. Solinas chieda subito un incontro con i ministri della Difesa e dell’Ambiente.»
Lo sottolineano, in una nota, i consiglieri comunali del centrosinistra Mario Bruno, Valdo Di Nolfo, Gabriella Esposito, Pietro Sartore, Mimmo Pirisi, Ornella Piras e Raimondo Cacciotto che aggiungono: «Il faro più alto del nostro Paese, posto a 186 metri sul livello del mare, è patrimonio della nostra collettività e della umanità intera: non può essere venduto per fare cassa. Su quanto affermato dal Direttore del Parco nella seduta pubblica del 7 aprile, che ha riferito di rischio altissimo di veder ceduto il faro a privati, non in concessione, ma con trasferimento di proprietà, presenteremo immediatamente interrogazione in Comune e chiediamo ai consiglieri regionali e ai parlamentari di fare altrettanto in Regione e in Parlamento. Questa sì, sarebbe una gravissima e inaccettabile privatizzazione».
Lo sottolineano, in una nota, i consiglieri comunali del centrosinistra Mario Bruno, Valdo Di Nolfo, Gabriella Esposito, Pietro Sartore, Mimmo Pirisi, Ornella Piras e Raimondo Cacciotto che aggiungono: «Il faro più alto del nostro Paese, posto a 186 metri sul livello del mare, è patrimonio della nostra collettività e della umanità intera: non può essere venduto per fare cassa. Su quanto affermato dal Direttore del Parco nella seduta pubblica del 7 aprile, che ha riferito di rischio altissimo di veder ceduto il faro a privati, non in concessione, ma con trasferimento di proprietà, presenteremo immediatamente interrogazione in Comune e chiediamo ai consiglieri regionali e ai parlamentari di fare altrettanto in Regione e in Parlamento. Questa sì, sarebbe una gravissima e inaccettabile privatizzazione».
Antonio Caria