Il test di screening avanzato non invasivo per le principali trisomie, per le donne sarde considerate a rischio alto e intermedio, deve essere gratuito!
È la richiesta che arriva dai consiglieri regionali dei Riformatori sardi, che in un’interrogazione indirizzata al presidente della Giunta Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu, puntano un faro sulle difficoltà delle donne sarde che non possono accedere al test NIPT, attendibile al 99%, perché troppo costoso.
Nell’interrogazione a firma Michele Cossa, Alfonso Marras, Aldo Salaris e Giovanni Antonio Satta, i consiglieri chiedono che venga istituito un tavolo tecnico con genetisti e ginecologi, finalizzato all’attivazione di un progetto extra LEA che consenta anche alle donne sarde a rischio intermedio/alto di anomalia cromosomica fetale di accedere sin d’ora al test NIPT in modo gratuito, evitando il rischio di aborto dell’amniocentesi.
«Il servizio deve rientrare tra quelli a carico del sistema sanitario, affinché tutte le donne abbiano le stesse opportunità e possano vivere con la stessa serenità tutti i nove mesi di gravidanza», è il monito dei consiglieri, che parlano di “battaglia di buon senso e civiltà”.
In altre Regioni italiane, come Toscana, Piemonte e Puglia ed di recente in Emilia Romagna, nell’attesa della piena rimborsabilità del NIPT da parte del Sistema Sanitario Nazionale, vengono comunque finanziati progetti extra LEA, mentre in Sardegna tutto tace e l’esame può essere eseguito esclusivamente presso il laboratorio di genetica dell’Ospedale A. Cao a totale carico economico delle pazienti al costo di 460 euro o in alternativa presso laboratori privati nazionali o stranieri a costi compresi tra i 500 e i 700 euro e oltre.
«Il test NIPT, pur introdotto all’interno dei LEA nel 2017, non è ancora erogato direttamente dal Sistema Sanitario Nazionale in quanto non è stata ancora completata l’indispensabile revisione del Nomenclatore tariffario – spiegano i consiglieri dei Riformatori sardi -. Si tratta di un’anomalia che rende bene l’idea della condizione di arretratezza nella quale ci troviamo. Nonostante l’Ospedale A. Cao dell’Azienda Brotzu sia da tempo all’avanguardia nelle attività di screening e diagnosi prenatale per le anomalie cromosomiche fetali e nonostante la Regione Sardegna abbia effettuato importanti investimenti in tecnologia e risorse umane presso il Presidio Ospedaliero proprio per rafforzarne la capacità diagnostica e di supporto alle donne gravide a rischio – concludono i consiglieri dei Riformatori sardi – oggi ci ritroviamo in una condizione di assoluto ritardo che non fa bene alla Sardegna e ai sardi.»