Archiviate le elezioni Regionali, resta profondo il solco che divide Progetto Sardegna dalla coalizione di Centrosinistra, come emerge dal dibattito sulla preparazione delle prossime elezioni Amministrative al comune di Cagliari.
«Il movimento Progetto Sardegna prende atto delle dichiarazioni rilasciate ieri ai mezzi di informazione da importanti esponenti del cosiddetto Campo largo – si legge in una nota -. Progetto Sardegna ribadisce il suo percorso di coerenza: come nel recente passato abbiamo dato priorità a un progetto e a un metodo, respingendo tutte le offerte di compensazioni politiche, altrettanto coerentemente Progetto Sardegna continuerà a lavorare autonomamente sul territorio, elaborare proposte e progetti, a portare avanti un’idea diversa di centrosinistra e soprattutto di un nuovo autonomismo per la Sardegna. Lasciamo a tempi migliori la possibilità di discutere alleanze – naturalmente, come la nostra storia racconta, in maniera specchiata – nel centrosinistra.»
«E tuttavia, le parole di ieri qualche commento lo meritano: confermano che il Campo largo, ebbro di una vittoria esile e ascrivibile solo alla protesta di una parte dell’elettorato di destra, non abbia ancora elaborato il risultato elettorale – prosegue la nota di Progetto Sardegna -. Si lascia andare a dichiarazioni su “cavalcate trionfali” e minaccia liste di proscrizione, senza comprendere che è minoranza nella società sarda: la metà degli elettori non è andata a votare e quelli che l’hanno fatto hanno scelto in maggior parte le liste di centrodestra. Dimentica che la Sardegna ha subito un esperimento elettorale che poggia su basi fragilissime, spartitorie e non progettuali. Eravamo stati facili profeti: lo confermano la sconfitta nelle Marche e i litigi, le accuse reciproche, le continue aggressioni verbali che hanno già disintegrato il Campo largo in Puglia, nel Piemonte e in Basilicata. Persino accuse di trasversalismo da parte di chi è salito al governo con Salvini e ne ha condiviso tutte le leggi inumane e liberticide. Su queste fondamenta esilissime, in Sardegna ora opera un governo regionale già messo sotto tutela da Conte con l’indicazione del segretario generale e di un Rombo di tuono alla sanità, già sottosegretario grillino nel governo Conte-Salvini. Una giunta regionale che avrebbe dovuto essere paritaria e vede invece 7 assessori maschi e solo 5 donne, che avrebbe dovuto privilegiare le competenze e davvero si fa fatica a riconoscerle.»
«Adesso, a chiudere il cerchio, arriva, prevedibile, la candidatura di Massimo Zedda a sindaco di Cagliari. Un candidato sindaco sotto tutela da parte del Movimento 5Stelle che ne limita anche la libertà di dialogo e confronto con le altre forze politiche democratiche del centrosinistra – sottolinea ancora Progetto Sardegna -. Con la stessa sceneggiatura delle regionali, si chiude in modo palese un accordo maldestramente nascosto per mesi. Il Partito democratico, anche alle ultime elezioni il partito più votato di quello che fu il centro sinistra, non solo non si è preso la responsabilità di indicare un proprio candidato alla presidenza della Regione, ma rinuncia anche a indicare un nome per la guida della città capoluogo: una tristissima resa su tutti i fronti.»
«In questo scenario, l’unico Campo largo superstite in Italia ritiene di bastare a se stesso e sceglie, con pulsione suicida, di diventare un “Campo privato”: chi volesse entrare, come Azione e +Europa, forze nazionali ed europeiste, deve rinunciare alla propria identità, ai propri simboli, ai suoi rappresentanti più conosciuti, come davanti al tribunale dell’Inquisizione. Colpevoli di aver recentemente sostenuto un’idea politica ed un metodo democratico diverso. Nubi scure all’orizzonte», conclude Progetto Sardegna.