Gli attacchi alla presidente della Regione, Alessandra Todde, non arrivano solo dalle opposizioni di centrodestra in Consiglio regionale. Questa sera è la segreteria regionale di Rifondazione Comunista, partito che alle recenti elezioni regionali è sceso in campo a sostegno della candidatura alla presidenza di Renato Soru, a chiedere le dimissioni di Alessandra Todde.
«La Giunta regionale con la sua presidente non è in grado di gestire la transizione energetica in Sardegna – si legge in una nota della segreteria regionale del PRC della Sardegna -. L’esclusiva gestione dell’ordinario con l’adeguamento obbligatorio della normativa sarda entro 180 giorni al DM n° 153 del 02/07/2024 (individuazione aree idonee) non può essere sufficiente in un carattere di straordinarietà nell’ambito di un reale cambio di paradigma della produzione di energia in Italia e in Sardegna. La presidente Todde non prende neanche in considerazione che esiste il Piano Paesaggistico Regionale che può assolvere a quella stessa funzione. Il suo rifiuto ideologico di provvedimenti, come il PPR, che hanno regolamentato la Sardegna contro la speculazione dei “mattonari continentali” non viene preso colpevolmente neanche in valutazione creando un grave danno all’isola. La transizione energetica nell’ambito del rispetto dell’agenda internazionale CLIMA 2030 è una necessità non più rimandabile al fine di salvare un mondo da continui effetti climatici catastrofici estremi e da fenomeni migratori di natura climatica che all’anno si assestano intorno alle 20 milioni di unità.»
«La transizione energetica dev’essere fatta, e la Sardegna deve fare il suo pezzo di strada, a partire dall’installazione di fonti rinnovabili nella misura di 3,4 GW (2,8 GW già installate dati TERNA 2022) per colmare il gap energetico al fine di arrivare alle 6,2 GW necessarie con il coinvolgimento delle comunità locali – prosegue la nota del PRC -. Non solo non è possibile, ma soprattutto non è normale che ad oggi non si discuta di un nuovo piano energetico. Il P.E.A.R. esistente ormai vetusto, va adeguato alla nuova sfida che ci si pone davanti. Nell’ambito della dismissione delle centrali a carbone di Fiumesanto e Portovesme, sorge spontanea una domanda: come quelle zone industriali, con fabbriche altamente energivore, potranno sopravvivere se non con la realizzazione di centrali a idrogeno nell’ambito della riconversione di quelle stesse aree? Sono settori che patiscono già gravi crisi produttive e occupazionali e l’assenza di una seria programmazione energetica scriverebbe la parola “FINE” alle stesse produzioni. Ad oggi non è dato sapere l’intendimento dell’attuale maggioranza. Però è dato sapere che non c’è una visione programmatica che determini delle scelte politiche al fine di mantenere una produzione pubblica di energia al servizio delle sarde e dei sardi sia per la riduzione dei costi del servizio, sia per rispalmare quegli stessi utili nello stato sociale e nelle politiche attive per il lavoro, così come opportunità che ci viene data dallo stesso Statuto Speciale nel suo articolo 4.»
«La presidente Todde la smetta di stringere le mani e strizzare l’occhio agli autoproclamati “signori del vento” e si iscriva direttamente al partito della borghesia compradora lasciando la presidenza della regione Sardegna – conclude la nota della segreteria regionale del PRC -. Esiste quindi una terza via non schiacciata sul fossile propugnato dal centrodestra e l’asservimento supino del “campo largo” sui padroni delle energie rinnovabili. Le sarde e i sardi hanno bisogno di tutt’altro e tutto ciò è possibile con volontà politica e applicando prioritariamente lo Statuto Speciale della Sardegna per la creazione di “un’agenzia pubblica dell’energia sarda”.»