Il Consiglio regionale ha approvato i primi 4 articoli del testo unificato per la riforma dell’assetto territoriale della Regione. La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l‘esame dell’ordine del giorno con gli articoli e gli emendamenti del Testo unico sulla riforma delle Autonomie locali.
Prima dell’avvio della discussione, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha espresso apprezzamento per la decisione dei capigruppo di concedere al Consiglio qualche giorno in più per l’esame del testo. Inoltre, ha sollecitato la presidenza ad intervenire presso la commissione Sanità per una seduta dedicata alla campagna vaccinale, con la presenza dell’assessore e dei vertici delle aziende sanitarie.
Il presidente ha assicurato l’intervento della commissione.
Intervenendo sull’art. 1 del Testo unico sulle Autonomie locali, il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda ha ricordato che diversi emendamenti discussi in commissione hanno fatto emergere questioni molto rilevanti: riduzione delle competenze dei Comuni sul Pul (Piano urbano dei litorali) che vengono trasferito alla Regione, Autorità d’Ambito dove si ripropone la sovrapposizione delle figure di “controllore e controllato”, il taglio del percorso formativo dei segretari generali dei Comuni che ora potranno accedere alle strutture di grandi dimensioni solo dopo aver ricoperto il ruolo di funzionario o il vice segretario, “mettendo nei guai i Sindaci”.
Ancora una volta, ha concluso, al di là dei nobili principi, si fa una legge che moltiplica gli assetti e indica risorse solo per gli organi di governo prendendole dal fondo unico, mentre resta sullo sfondo la riforma della Regione, vero “cuore” del problema.
Subito dopo il Consiglio ha approvato l’art. 1 (Finalità).
E’ iniziata poi la discussione dell’art. 2 al quale è collegato un emendamento sul quale relatore e Giunta si sono rimessi all’Aula. La proposta, formulata dal consigliere Giovanni Antonio Satta (Misto), cambia la denominazione della provincia Gallura in “Provincia Nord Est Sardegna”
Prima di procedere, il presidente ha sospeso brevemente la seduta.
Alla ripresa dei lavori, è ripresa la discussione dell’art. 2.
Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda ha messo l’accento sul punto che riguarda la Città metropolitana di Sassari, mentre la questione centrale è quella della mancata spesa delle risorse assegnate alla Rete metropolitana, istituita nel 2016 ma priva di strutture amministrative. Ciò, a suo giudizio, dipende solo dal prolungato commissariamento della Provincia di Sassari, al pari di tutte le altre. Sulle Unioni dei Comuni, ha aggiunto, la legge non distingue fra quelle che hanno fatto bene e quelle che non hanno funzionato.
Sempre per i Progressisti il capogruppo Francesco Agus, tornando sulla Città metropolitana di Sassari, ha sottolineato che questo organismo rappresenta oggettivamente uno dei più grandi “flop” della storia repubblicana perché non funziona la “governance” con le elezioni di secondo livello, si avvantaggiano le realtà più forti, si provocano squilibri nella distribuzione delle risorse. Solo in Sardegna, come Regione autonoma, la Cm viene definita qualcosa di utile ma utilizzando proprio il modello nazionale che non ha dato risultati positivi.
Ancora per i Progressisti, il consigliere Antonio Piu ha ribadito che a suo giudizio l’istituzione della Cm di Sassari è un grande passo avanti ma, ha avvertito, la battaglia inizia ora perché, per esempio, la metropolitana di superficie di Sassari è ferma pur essendo partita prima di quella di Cagliari. Questo significa, ha spiegato, che il problema delle competenze non può essere aggirato e nello specifico devono essere decentrate a livello locale. Senza questo cambio di rotta, ha avvertito, non sarà possibile fermare lo spopolamento.
Il consigliere Diego Loi, anch’egli dei Progressisti, ha evidenziato che mettendo a confronto la volontà dichiarata ed il contenuto della legge, restano inalterati i motivi di dissenso del suo gruppo. In gioco, ha aggiunto, c’è l’esercizio concreto della democrazia nei territori i quali finora non hanno avuto risposte al loro bisogno di spazi più larghi di quelli locali. La legge non dà risposta a questa domanda, ha precisato, e ciò depotenzia le stesse finalità del provvedimento.
Intervenendo sull’emendamento presentato il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda ha osservato che il nome dovrebbe identificare, più che la geografia, coloro che vivono in quel territorio e perciò forse sarebbero preferibili toponimi legati ad una storia comune.
Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni, firmatario dell’emendamento, ha chiarito che il nome Nord Est era quello di una proposta di legge precedente, poi respinta. Ed inoltre, è importante lasciare aperta la porta di quanti vorranno aderire in seguito al nuovo ente.
Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, dopo aver premesso di voler apporre la firma all’emendamento, si è detto soddisfatto per la visione lungimirante che consente l’adesione di altri Comuni.
Anche il consigliere sardista Giovanni Satta ha chiesto di sottoscrivere la proposta, definita di “buon senso”.
Il consigliere Giovanni Antonio Satta, primo firmatario, ha ricordato che la volontà di attribuire alla nuova Provincia il nome di Nord Est appartiene ad un intero territorio, che per ora comprende 26 Comuni, del quale fa parte una realtà importante come il Monte Acuto. Forse, ha osservato, anche le discussioni passate sul nome hanno fatto perdere tempo.
Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha annunciato voto favorevole.
Successivamente il Consiglio ha approvato l’emendamento e, a seguire, l’art. 2 (Riforma dell’assetto territoriale complessivo).
Dopo è iniziata la discussione dell’art. 3 (Città metropolitana di Sassari). Desirè Manca, del M5S, si è espressa favorevolmente sull’istituzione della Città metropolitana di Sassari, che potrà ripartire con quella dignità che negli anni si era perduta, anche a causa di una pesante crisi economica e sociale. Desirè Manca ha quindi annunciato il voto favorevole, pur ribadendo la posizione contraria del suo gruppo nei confronti degli altri contenuti della legge.
Dopo l’on. Desirè Manca ha preso la parola l’on. Massimo Zedda (Progressisti) che ha chiesto all’Aula: “Che differenza c’è tra la città metropolitana e la provincia se i Comuni della prima sono gli stessi della seconda? Sarebbe il caso che riflettessimo su questo. E dovremmo anche ricordarci che possiamo realizzare nuovi enti ma i poteri restano sempre in capo alla Regione, che tiene per sé risorse e personale».
Per l’on. Antonio Piu (Progressisti) «è necessario introdurre in legge il concetto del decentramento amministrativo, se vogliamo che i servizi siano erogati a tutti i cittadini e non soltanto a chi vive a Cagliari. Se la politica non ha idee chiare e non ha una visione chiara sulla funzione degli enti locali le riforme non servono e non si capisce nemmeno di chi è l’errore».
Per l’on. Gianfranco Satta (Progressisti) «questa norma è comunque un riconoscimento per il nord Sardegna e io voto a favore della istituzione della città metropolitana di Sassari. Avevo presentato un’altra proposta nei mesi scorsi ma comunque voterò a favore. Siamo però ancora in tempo per rivedere alcune questioni dirimenti, specie nel campo dei servizi».
Dai banchi dell’Udc l’on. Antonello Peru ha detto: «Certo che se a un ente non dai risorse e non dai energia non potrà funzionare. Ma noi dobbiamo impegnarci a dare quel che serve perché i territori più distanti possano unirsi. Questo è l’obiettivo della nuova città metropolitana, questa è la visione organica della riforma».
Approvato l‘articolo 3, l’Aula è passata all’esame degli emendamenti dell’articolo 4.
L’on. Dario Giagoni (Lega) ha illustrato l’emendamento 8 e gli ha replicato l’on. Massimo Zedda: «Dal punto di vista finanziario state creando le premesse di un fallimento per questi enti».
Per il Pd l’on. Piero Comandini ha detto, citando l’ex presidente Pietrino Soddu: «Sedersi in quest’Aula significa svestirsi del ruolo avuto in qualche ente locale e vestirsi da legislatore, perché qui si governano tempi ben più ampi di un Comune o di una provincia. Dobbiamo oggi allargare lo sguardo e dare dignità politica ai Comuni attualmente esclusi dalla città metropolitana. Come si fa a bloccare lo spopolamento se si concentra tutta l’attività politica su Cagliari e Sassari?»
Anche l’on. Eugenio Lai (LeU) si è associato al discorso dell’oratore precedente e ha aggiunto: «Non è giusto che due città decidano tutto per tutti. La Sardegna non ha città metropolitana ma città medie e grossi paesi. Non serve a nulla istituire scatole se non darete servizi ai territori».
Per l’on. Fausto Piga (FdI) «la città metropolitana di Cagliari è una forzatura tutta sarda, perché non ha mantenuto il perimetro storico di tutta la Provincia e non c’è giustificazione per questa scelta, politica e forzata. Rinnovo la proposta di scongiurare il commissariamento della città metropolitana di Cagliari». Sempre dai banchi dei Fratelli d’Italia il capogruppo Francesco Mura ha detto: «Certo Cagliari non è Città del Messico con 20 milioni di abitanti ma la città metropolitana per Cagliari ha certamente un senso. Dopo Monastir c’è un mondo e anche i territori più periferici devono trovare identità dentro la città metropolitana».
Per i Progressisti l’on. Maria Laura Orrù ha detto: «Uscire da quest’aula senza un percorso comune il risultato sarà che i cittadini non avranno fiducia in noi. Il rischio è l’astensionismo crescente e la tenuta democratica». Per il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, «le province che un referendum ha abolito non erano il male assoluto e noi allora lo abbiamo detto. Sicuramente non erano apprezzate dai cittadini né percepite positivamente, nonostante lavorassero».
L’articolo 4 (Modifica della circoscrizione territoriale della Città metropolitana di Cagliari) è stato approvato e i lavori dell’Aula sono sospesi.
Riprenderanno martedì prossimo alle 16.00.