Il Consiglio regionale ha concluso questo pomeriggio la discussione generale sulla riforma sanitaria, da lunedì l’esame degli articoli. La seduta è stata aperta dal presidente Michele Pais. Prima di riprendere l’esame dell’ordine del giorno, il presidente ha brevemente ricordato la figura di Bruno Dettori, consigliere regionale per due legislature, recentemente scomparso.
Il Consiglio ha poi proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la votazione della proposta di legge, firmata da tutti i capigruppo, relativa alla svolgimento delle prossime consultazione elettorale amministrativa. In un solo articolo, la legge prevede che le elezioni si svolgano nelle giornate di domenica e lunedì 25 e 26 ottobre. Un breve emendamento, inoltre, riguarda la sua entrata in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione sul bollettino ufficiale della Regione.
Il consigliere dei Progressisti Gianfranco Satta, che nella seduta precedente aveva sollevato il problema, ha ribadito il suo voto favorevole. Gianfranco Satta ha inoltre sollecitato il ritorno in commissione della Pl n.47 in modo da poterla discutere assieme ad un disegno di legge della Giunta di analogo contenuto.
Il presidente, nell’accogliere la richiesta, ha chiarito che il voto sulla legge riguardante le amministrative consiste nell’adeguare le procedure elettorali ai protocolli di sicurezza anti Covid.
Il Consiglio ha approvato la legge con 45 voti ed anche il ritorno in commissione della Pl n. 47.
L’assemblea ha quindi ripreso la discussione generale del Testo unificato della riforma del sistema sanitario regionale.
Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha sottolineato in apertura il suo dissenso rispetto alla proposta di riforma perché la priorità del sistema sanitario di oggi è il ritorno alla normalità dopo la pandemia. E’vero che i problemi della sanità sarda vengono da lontano – ha riconosciuto Daniele Cocco – e sono affetti da un certo “Cagliari-centrismo” al quale si cercò di ovviare con l’istituzione dell’Ats, ma nei fatti con la riforma si sta facendo un grave passo indietro senza intaccare i nodi sensibili del sistema, come quello delle liste d’attesa che determinano, rispetto ad una prenotazione fatta oggi, l’effettuazione di un esame diagnostico nell’agosto del 2022, un dato secondo Daniele Cocco vergognoso. Il capogruppo di Leu si è poi soffermato sulla situazione del personale, criticando la diffusione del precariato di ogni livello, il mancato utilizzo delle graduatorie ed il ricorso alle agenzie interinali e quella delle “piccole” strutture ospedaliere dove non è ancora ripresa l’attività ordinaria, spingendo i cittadini (quelli che se lo possono permettere) a rivolgersi alle strutture privare. Da questi punti di vista, ha concluso Cocco, non è urgente la riforma del sistema sanitario ma la ripresa dell’attività ordinaria.
Il consigliere Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) ha affermato che la riforma sanitaria è il primo banco di prova della maggioranza, nella consapevolezza che la riforma, di per sé, non darà risposte concrete alla forte domanda di saluta dei sardi, ma solo perché è una riforma della “governance” che dovrà essere seguita da altri provvedimenti, in materia di sanità territoriale e rete ospedaliera. In tutti gli ospedali che abbiamo visitato come commissione, ha ricordato Domenico Gallus, ci è stato chiesto da tutti di smantellare l’Ats e l’osservazione sull’aumento di spesa non c’entra niente, anche perché i 3 milioni dei quali si è parlato sono ben poca cosa rispetto ad un bilancio complessivo di circa 4 miliardi. Se gli argomenti per contestare la riforma sono questi, ha aggiunto Domenico Gallus, significa che non ci sono argomenti e gli obiettivi comuni, dei quali invece si parla poco, sono quelli di costruire una sanità più vicina ai cittadini. Noi siamo certi, ha concluso il consigliere, che proseguiremo la riforma concentrandoci sul territorio e non dalla rete ospedaliera come è stato fatto nella precedente legislatura.
Il capogruppo di Fdi Francesco Mura ha citato l’esempio della sanità oristanese per evidenziarne il dato comune a tutta la sanità sarda, caratterizzata dal progressivo declino delle strutture pubbliche, dalla mancanza di programmazione, dalla chiusura di interi reparti per mancanza di personale. Per applicare la riforma, ha ammesso Francesco Mura, ci vorrà tempo, ma la strada è quella giusta, tornare sul territorio e interrompere la tendenza all’accentramento dei servizi presso la grandi strutture. Da sindaco di Nughedu Santa Vittoria, ha poi ricordato l’esponente di Fdi, ho impugnato il provvedimento relativo alla rete ospedaliera deciso dalla Giunta Pigliaru, il provvedimento è ancora in corso ed è auspicabile che la sua conclusione porti al riconoscimento di un diritto alla salute che, per essere tale, deve essere collocato il più possibile vicino ai cittadini.
Il consigliere di Forza Italia Angelo Cocciu si è detto convinto che, di fronte ad una riforma di tale portata, bisognerebbe impegnarsi più per migliorarla che per criticarla a priori, più per farla funzionare che per lanciare accuse di occupazione di poltrone e di potere. La riforma precedente non ha funzionato, ha affermato ancora Cocciu, e se ne sono accorti per primi molti amministratori locali del centro sinistra, una situazione che ci ha spinto con maggiore forza a fare una scelta molto diversa. Confrontiamoci nel merito, ha ripetuto Cocciu, perché questo è il metodo migliore per fare una buona riforma nell’interesse dei sardi. Sulle vicende della sanità gallurese, il consigliere ha sostenuto che probabilmente all’interno dell’Ats c’è qualcuno che non sta facendo bene il proprio dovere.
Il consigliere del gruppo Misto Stefano Tunis ha apprezzato in apertura la buona sintesi raggiunta dalla commissione Sanità e dal suo presidente sulla riforma, cominciando a ricomporre una frattura fra sanità e cittadini che stava diventando sempre più grave, attraverso il superamento della logica eccessivamente aziendalista e l’affermazione di una idea di sanità fondata sul territorio e la prossimità. Il principale errore della legislatura precedente è stato costituire una Asl unica sperando che fosse il modo migliore per tagliare i costi, col risultato che la spesa è rimasta sostanzialmente invariata ma il servizio è peggiorato di molto. Altro errore, ha evidenziato Stefano Tunis, quello di iniziare la riforma dalla rete ospedaliera e non dal territorio, scelta dovuta allora a precisi orientamenti del Governo nazionale. La sfida che noi abbiamo deciso di accettare, ha concluso Tunis, è quella di trasformare i “numeri” della sanità in un buon servizio per i cittadini.
Anche il capogruppo del M5S Desirè Manca ha espresso forti perplessità sulla proposta di riforma del sistema sanitario avanzata dal centrodestra. In apertura del suo intervento, Manca ha citato il diario scritto da una diabetica sarda per evidenziare lo difficile situazione della sanità sarda.«Non mi interessa ciò che è stato fatto prima ora tocca a noi – ha detto Desirè Manca – in questa riforma non c’è scritto niente. Quali sono le vostre proposte sulle liste d’attesa? Niente si legge nemmeno sulla strumentazione ormai obsoleta presente negli ospedali. La realtà è che oggi se uno si ammala e non ha soldi muore». Critico anche il giudizio sulle riproposizione delle 8 Asl: «Sono contenitori vuoti, servono solo a sistemare qualche amico di partito. Otto poltrone e posticini annessi dove verranno chiamati gli amici. Nessuno però avrà autonomia decisionale. Non è vero che volete restituire dignità ai territori. Dopo un anno di sopralluoghi negli ospedali non è cambiato niente. E’ stata solo un’inutile passerella».
Antonello Peru, a nome del gruppo Udc-Cambiamo, ha difeso la proposta di riforma: «E’ una legge strutturale – ha detto Antonello Peru – l’Aula ha l’opportunità di dare un grande contributo di idee. Invece tanti colleghi confondono la fase strutturale con quella funzionale. Io capisco il gioco delle parti ma in questo modo non si aiuta la Sardegna. In Commissione si è lavorato in modo eccellente, questa riforma rispetta la volontà popolare. I sardi in campagna elettorale hanno chiesto di smantellare l’Ats e di avvicinare la sanità ai territori. Questa legge smonta l’azienda unica e la divide in otto enti territoriali. Al posto dell’Ats ci sarà l’Ares, un organo più snello che avrà il compito di reclutare i dipendenti, gestire la stazione unica di committenza e informatizzare le aziende sanitarie». Antonello Peru ha poi proseguito annunciando un importante piano di edilizia sanitaria. «Saranno realizzati nuovi ospedali, questo creerà economia e soprattutto renderà molto più efficiente il sistema. Una volta approvata la riforma, si procederà al riordino della rete ospedaliera. Questi sono gli strumenti che metteremo in campo e speriamo di farlo con l’aiuto della minoranza. Non si può parlare di poltronificio, non saranno le nomine dei direttori delle Asl a far aumentare la spesa».
Il capogruppo della Lega Dario Giagoni, in apertura del suo intervento, ha ringraziato Giunta e Commissione per il lavoro svolto: «Questo è il primo passo verso un nuovo sistema sanitario. La riforma è il risultato dell’impegno della Giunta e dell’assessore Mario Nieddu a cui ha dato il proprio contributo la Commissione competente. Purtroppo, la riforma arriva con qualche mese di ritardo in aula a causa dell’emergenza Covid ma la pandemia, nella sua drammaticità, ha consentito di toccare con mano le criticità del sistema. Ora sappiamo che abbiamo bisogno di una sanità forte che dia risposte rapide ed efficaci». Dario Giagoni ha poi respinto le accuse della minoranza sulla creazione di nuove strutture di potere. «Le nuove Asl non saranno un poltronificio ma gli strumenti per rispondere in modo più puntuale ai territori. La scelte fatte in passato sono state disastrose. La nostra è una riforma coraggiosa e siamo sicuri che sarà anche incisiva».
Per Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti, la lunga analisi che ha impegnato la commissione sanità non trova riscontri nel testo proposto in aula. «Ciò che approveremo non migliorerà la sanità. Stiamo affrontando situazioni complicate che in autunno potrebbero peggiorare». Francesco Agus ha quindi letto alcuni dei titoli dei giornali di oggi che segnalano una difficoltà diffusa del sistema sanitario. «Nei mesi prossimi sarà peggio, avrei utilizzato l’apertura di credito di una minoranza che non gioca allo sfascio. Avete imposto una tabella di marcia che andrebbe bene in tempo di pace ma non è concepibile in una situazione di difficoltà come questa. Dai territori sono arrivate richieste precise che non vengono accolte nella riforma. C’è bisogno di scelte ponderate, perché determineranno il futuro della sanità». Rivolto all’assessore Mario Nieddu, Francesco Agus lo ha sollecitato a dare risposte ai tanti quesiti proposti nel dibattito: «La sanità anche oggi è lenta perché le burocrazie pubbliche affrontano una grave crisi. Metterci mano con una riforma di questa portata causerà un peggioramento. Da mesi l’ospedale SS. Trinità attende di poter ampliare il Pronto Soccorso per realizzare un ingresso separato. Non è stato fatto niente».
Il presidente ha quindi dato la parola per la replica all’assessore alla Sanità Mario Nieddu che, in premessa, ha ringraziato tutto il personale sanitario della Sardegna e della protezione Civile per come ha affrontato l’emergenza Covid. «L’indagine sierologica promossa dal Ministero ci pone al primo posto in Italia insieme alla Sicilia». Mario Nieddu è poi entrato nel merito della proposta di riforma: «La filosofia è chiara: superare il modello di governance dell’azienda unica salvandone alcuni aspetti positivi. Ares lavorerà su economie di scala con l’accentramento degli acquisti che consentirà di realizzare importanti risparmi nella spesa. Il risparmio però deve essere virtuoso, non deve portare al blocco del turnover. Noi vogliamo potenziare la medicina territoriale. Quest’anno abbiamo riattivato i corsi per medici di emergenza territoriale che non si facevano da 15 anni».
Mario Nieddu ha poi chiarito che la riforma procederà per tappe. «Ora si interviene sulla governance, tutto il resto verrà in una seconda fase. Si farà la rete ospedaliera, le reti territoriali, le reti di cura. Quanto ai diabetici, è nostra intenzione garantire loro le cure migliori, vogliamo dotarli di micro diffusori di insulina di nuova generazione».
L’assessore ha poi risposto all’appello della minoranza che invocava uno stop per consentire alla Sardegna di affrontare al meglio un’eventuale seconda ondata della pandemia: «Utilizzare l’emergenza Covid per dire che bisogna bloccare la riforma è sbagliato – ha detto Mario Nieddu – abbiamo dimostrato di saper affrontare le difficoltà, un eventuale seconda ondata potrà essere fronteggiata con più tranquillità rispetto al passato. Oggi abbiamo strumenti che prima non avevamo. Il governo ha inoltre finanziato il potenziamento delle terapie intensive e creato le Usca che sono pienamente operative. Siamo in grado di gestire la riforma e un eventuale ritorno della pandemia. Lo smantellamento dell’Ats libererà il management da molti compiti lasciandogli tutto il tempo per dedicarsi alla vera missione delle Asl: erogare servizi. Non ci sarà nessun poltronificio, le Asl sostituiranno le attuali aree dell’Ats. E’ una riforma coraggiosa che darà frutti migliori di quella precedente».
Il presidente Michele Pais ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 30 voti a favore, 19 contrari e 2 astenuti.
Il Consiglio regionale riprenderà i lavori lunedì mattina al termine della seduta della commissione Sanità convocata alle 9.30 per l’esame degli emendamenti. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per domani mattina, alle 13.00.