«Coerentemente con questa disposizione a livello statale sono già state scelte le data del 20 e del 21 settembre per la celebrazione del turno elettorale – sottolinea Francesco Agus -. La Giunta regionale avrebbe potuto fare diverse cose:
– avrebbe potuto, in virtù della straordinaria emergenza epidemiologica, applicare la legge statale e fissare come date per le elezioni quelle di domenica 20 e lunedì 21 settembre, le stesse previste per il referendum e per le suppletive facendo così risparmiare alle casse pubbliche oltre 9 milioni di euro;
– in subordine, dato il totale disinteresse per il risparmio del denaro pubblico ed il contenimento del rischio di contagio dimostrato in ogni sua scelta dalla Giunta regionale, potrebbe applicare la legge regionale e scegliere “una domenica compresa tra il 24 ottobre ed il 29 novembre 2020”.»
«Una cosa non può fare: quello che sta facendo. Ovvero fare un mix arbitrario della norma statale e di quella regionale e convocare i comizi per due giorni, domenica e lunedì come previsto dalla norma dello Stato, all’interno della finestra stabilità dalla legge regionale che invece impone il voto solo domenica – aggiunge Francesco Agus -. Un minestrone. Un pasticcio. Un errore grave. Una decisione simile, al netto di una modifica immediata della legge regionale, esporrebbe le imminenti elezioni amministrative al rischio di ricorsi e impugnazioni, contribuendo in questo modo ad aumentare l’instabilità del sistema degli enti locali sardi.»
«Consigliamo alla Giunta di adoperarsi nella scrittura di leggi chiare, inoppugnabili e tese al contenimento della spesa pubblica. O quantomeno di esimersi dal presentarne di altre platealmente sbagliate: la gran parte delle norme approvate dalla maggioranza di centrodestra sono state oggetto di impugnazione. Altre, pur non impugnate, non hanno avuto alcun effetto perché considerate inapplicabili dagli stessi uffici della Regione – conclude Francesco Agus -. Sarebbe grave se a questo elenco dovesse aggiungersi anche questa e, a causa di errori gravi quanto evitabili, fosse leso il diritto delle comunità di eleggere i propri rappresentanti.»