«La denuncia della Corte dei conti sull’inerzia della Regione nel 2019 sulle liste d’attesa si basa su dati oggettivi e viene da un soggetto terzo ed è gravissima dal punto di vista di chi, come noi, si dedica alla tutela dei cittadini.»
Lo scrive, in una nota, il presidente di ACLISalute Salvatore Sanna con il presidente dell’associazione provinciale dei consumatori AssoConfam Luciano Turini dopo la pubblicazione del rapporto annuale della Corte dei contri della sezione regionale della Sardegna avvenuta il 24 febbraio scorso.
«SI tratta di una denuncia che riguarda il 2019 ma sappiamo già che l’inerzia è proseguita nel 2020 e anche nel 2021, nonostante gli impegni presi dal presidente Solinas di riequilibrio territoriale delle risorse destinate alla diagnostica clinica e strumentale – si legge nella nota di Salvatore Sanna e Luciano Turini -. I contratti delle strutture accreditate sono stati bloccati siano al 31 marzo con le cifre inique dello scorso anno che vedono per i cittadini del Sud Sardegna cifre procapite da 5 a 10 volte superiori a quelle disponi ili per il centronord sardegna, ma ad un mese dalla scadenza del 31 marzo non ci sono segnali da Regione e ATS e le prenotazioni per TAC e Risonanze sono a mesi di distanza. E questo avviene in un contesto di dimezzamento delle attività dovute al Covid, quindi è presumibile che non appena la campagna di vaccinazione sarà velocizzata la gente riprenderà a curarsi e le richieste di prestazioni diagnostiche aumenteranno.»
«Nel nostro sportello ACLISalute sono decine i casi che ogni settimana si presentano per segnalare l’impossibilità ad accedere alle prestazioni i di diagnostica e che, purtroppo, non sono in grado di pagare 200 o 300 euro di prestazioni private, per una Tac, una risonanza o una visita specialistica. Noi chiediamo alla politica del territorio, sindaci e consiglieri regionali, di intervenire e vigilare perché le liste d’attesa sono il segnale che il diritto alla salute è garantito solo per alcuni e non per tutti, e la nostra Costituzione dice che dobbiamo garantirlo a tutti e non per censo o per reddito.»