Più attenzione alle condizioni di vita degli anziani e più preparazione da parte delle persone (familiari e non) che li assistono. L’allarme lanciato dal primario di “Lungodegenza” di Sassari, Antonio Uneddu, sulle condizioni di malnutrizione di molti “vecchi” al momento del ricovero, deve richiamare l’attenzione generale sulla qualità della vita di molti over 70 e 80 anni e sulla qualità dell’assistenza.
Non è difficile, infatti, immaginare pranzo e cena di persone (vedovi/e) che vivono con un assegno Inps di circa 500 euro/ mese, e anche meno. Una povertà economica che costringe non solo a saltare i pasti , ma molte volte anche a interrompere terapie che richiedono farmaci a pagamento.
Senza ricercare colpe e responsabilità, la fretta, i carichi di lavoro, il rapporto distaccato degli operatori in certe RSA, riduce i tempi dedicati al singolo ricoverato, creando così involontariamente situazioni di precarietà fisica che aggravano condizioni psicologiche compromesse.
Anche i familiari più attenti e volenterosi non sempre hanno le competenze tecniche per mettere a punto tabelle dietetiche che evitino ai loro parenti anziani (spesso genitori) derive nutrizionali.
Da almeno 10 anni il sindacato dei pensionati sollecita alla Regione un riordino della sanità e la riforma dell’assistenza, che tardano ad arrivare, mentre aumentano le necessità per le persone più deboli. I medici di famiglia dovrebbero essere messi in condizioni di monitorare i loro pazienti più anziani con periodiche visite specialistiche. Invece la solita regola dei tagli alla spesa sanitaria riduce le possibilità di controlli strumentali con effetti più devastanti proprio sugli over 60 a causa della debolezza strutturale dell’anziano rispetto al giovane. Il ricovero in lungo degenza è il risultato estremo, spesso fuori tempo massimo, di una prevenzione negata dalla politica del risparmio che colpisce soprattutto chi non ha la possibilità di ricorrere al portafogli.
Quanto succede nella “lungodegenza” di Sassari deve essere per la Regione un campanello d’allarme per procedere alle riforme necessarie. Sapere che in Sardegna c’è gente che muore di fame dovrebbe allertare tutta la classe politica e di governo, senza aspettare che prima si risolva l’emergenza Covid.
Il Sindacato nazionale ha chiesto il varo di una legge quadro per le persone non autosufficienti e il PNRR ha recepito la nostra proposta. La riforma deve affrontare in maniera coordinata i diversi bisogni che scaturiscono dalle conseguenze dell’invecchiamento. Va garantito in tutto il territorio nazionale un unico riferimento che accolga e prenda in carico il bisogno, evitando rimpalli tra diversi uffici di diverse istituzioni.
Alberto Farina
Segretario Generale FNP