Individuazione delle sedi disagiate e disagiatissime, aumento del numero massimo di assistiti da 1.500 a 1.800 pazienti, ricorso ai medici di Guardia medica con retribuzione aggiornata, collaborazioni libero-professionali dei colleghi in pensione. Sono queste le principali misure straordinarie che vuole mettere in campo il Comitato consultivo della Asl 5, organismo composto dai rappresentanti dell’azienda socio-sanitaria e sindacati medici, che si è riunito mercoledì 14 nella sede legale Asl di via Carducci ad Oristano, per far fronte alla carenza di medici di famiglia sul territorio ed assicurare l’assistenza di base ai cittadini.
All’incontro, presieduto dal coordinatore dell’ufficio per l’integrazione ospedale territorio Alessandro Baccoli, hanno partecipato i direttori dei tre distretti socio-sanitari di Oristano, Peppinetto Figus, Andrea Floris (Ales-Torralba) e Ghilarza-Bosa (Sergio Obinu) ed i rappresentanti dei sindacati medici Fimmg, Snami e Intesa sindacale.
«Si è trattato di una riunione proficua e costruttiva – commenta il Direttore generale della Asl 5, Angelo Serusi – nella quale l’azienda socio-sanitaria oristanese ed i sindacati medici, ai quali va riconosciuto un grande senso di responsabilità, hanno ritrovato un’unità di intenti.»
«Nell’incontro – concorda il direttore sanitario Antonio Maria Pinna – sono state condivise da Asl e sindacati tutte le possibili soluzioni per rispondere, con gli strumenti di cui disponiamo, alle esigenze di salute delle comunità.»
L’organismo ha approvato all’unanimità l’elenco dei circa 50 Comuni della provincia di Oristano che, ad una prima stima, rispondono ai criteri individuati dalla Regione Sardegna. Cisarà, inoltre, l’incremento del tetto massimo di assistiti che ciascun medico di famiglia può prendere in carico, che passerà da 1.500 a 1.800 unità in tutti gli ambiti della provincia di Oristano.
Dall’incontro del Comitato è emersa poi la proposta di impiegare i medici di Guarda medica in turni diurni per la prescrizione di farmaci e di visite specialistiche, certificazioni, visite domiciliari.
Avanzate dal Comitato, da vagliare con gli organi regionali competenti, due altre proposte: ricorrere ai medici in pensione, che potrebbero essere richiamati in servizio con un contratto libero-professionale nel caso in cui se ne verificasse l’esigenza; quando un bando per sostituzione di un medico di assistenza primaria vada deserto, che l’assistenza sia assicurata volontariamente dagli altri medici dell’ambito con il compenso previsto per le visite occasionali.