Il presidente dell’Unione dei Comuni Alta Gallura, Fabio Albieri (sindaco di Calangianus), ha scritto una lettera al presidente della Regione, Christian Solinas, agli assessori regionali Gabriella Murgia (agricoltura) e Mario Nieddu (Sanità), e al dottor Massimo Temussi (Azienda per la Tutela della Salute Sardegna), sul tema della blue tongue.
«Come noto – scrive Fabio Albieri -, da agosto 2021, la Sardegna è ancora una volta interessata dall’epidemia di Bluetongue, con gravi conseguenze e ripercussioni sul comparto ovino e non solo. Infatti, tutti i ruminanti risultano, recettivi all’infezione, compresi i bovini, i quali vengono considerati animali epidemiologicamente importanti in quanto, una volta infettati, manifestano una viremia di lunga durata, fino a 60 giorni, trasformandosi in potenziali serbatoi dell’infezione, alimentando la sopravvivenza del virus e favorendo quindi la circolazione vettoriale.»
«Al di là di ogni intento polemico, ma alla luce dei fatti – prosegue Fabio Albieri – si rileva e si sottolinea che l’assenza di programmazione e applicazione della campagna vaccinale 2020/2021, è da considerarsi una scelta scellerata ed ingiustificabile, poiché le aziende si trovano a dover gestire una ulteriore emergenza epidemica che altro non è che la dimostrazione di come l’infezione non sia stata controllata adeguatamente.»
«In applicazione della normativa europea e per arginare il diffondersi dell’infezione, si è provveduto al controllo della movimentazione degli animali vivi, attraverso il controllo dei capi in partenza dalle zone di restrizione verso le zone indenni con diversa epidemiologia solo se vaccinati o, in alternativa, in caso di vaccino non disponibile, sottoponendo gli stessi a test Pcr (con un costo di 25 euro a capo, a carico delle aziende) con esito positivo da eseguirsi nei 7 giorni precedenti la movimentazione – sottolinea Fabio Albieri -. Poiché i vaccini per i bovini non rientrano nei LEA, gli allevatori dovrebbero pagarli di tasca propria. Considerato, inoltre, che i farmaci scarseggiano proprio nella stagione delle vaccinazioni con il conseguente danno economico alle aziende derivante da una sorta di circolo vizioso, così determinato: se i vaccini non si trovano il bestiame non può essere venduto e quindi deve essere commercializzato ad un prezzo di gran lunga inferiore al prezzo reale.»
«Si rileva, inoltre, un evidente trattamento impari tra allevamenti bovini e ovini, poiché per gli ovini il vaccino viene ceduto e somministrato gratuitamente, mentre ciò non accede per i bovini – rincara la dose Fabio Albieri -. La scelta di rendere facoltativa la vaccinazione dei bovini aggrava la situazione ed ostacola il raggiungimento dell’immunità di popolazione, che è lo strumento idoneo a contrastare i danni della malattia, ma soprattutto la sua diffusione.»
La sua richiesta è quella «di pianificare l’acquisto dei vaccini anche per i bovini, al fine di consentire ad ogni allevatore di fare una scelta di tipo imprenditoriale a proprio rischio, pericolo e carico, mettendo l’allevamento in sicurezza dal punto di vista sanitario.»
«Come noto – scrive Fabio Albieri -, da agosto 2021, la Sardegna è ancora una volta interessata dall’epidemia di Bluetongue, con gravi conseguenze e ripercussioni sul comparto ovino e non solo. Infatti, tutti i ruminanti risultano, recettivi all’infezione, compresi i bovini, i quali vengono considerati animali epidemiologicamente importanti in quanto, una volta infettati, manifestano una viremia di lunga durata, fino a 60 giorni, trasformandosi in potenziali serbatoi dell’infezione, alimentando la sopravvivenza del virus e favorendo quindi la circolazione vettoriale.»
«Al di là di ogni intento polemico, ma alla luce dei fatti – prosegue Fabio Albieri – si rileva e si sottolinea che l’assenza di programmazione e applicazione della campagna vaccinale 2020/2021, è da considerarsi una scelta scellerata ed ingiustificabile, poiché le aziende si trovano a dover gestire una ulteriore emergenza epidemica che altro non è che la dimostrazione di come l’infezione non sia stata controllata adeguatamente.»
«In applicazione della normativa europea e per arginare il diffondersi dell’infezione, si è provveduto al controllo della movimentazione degli animali vivi, attraverso il controllo dei capi in partenza dalle zone di restrizione verso le zone indenni con diversa epidemiologia solo se vaccinati o, in alternativa, in caso di vaccino non disponibile, sottoponendo gli stessi a test Pcr (con un costo di 25 euro a capo, a carico delle aziende) con esito positivo da eseguirsi nei 7 giorni precedenti la movimentazione – sottolinea Fabio Albieri -. Poiché i vaccini per i bovini non rientrano nei LEA, gli allevatori dovrebbero pagarli di tasca propria. Considerato, inoltre, che i farmaci scarseggiano proprio nella stagione delle vaccinazioni con il conseguente danno economico alle aziende derivante da una sorta di circolo vizioso, così determinato: se i vaccini non si trovano il bestiame non può essere venduto e quindi deve essere commercializzato ad un prezzo di gran lunga inferiore al prezzo reale.»
«Si rileva, inoltre, un evidente trattamento impari tra allevamenti bovini e ovini, poiché per gli ovini il vaccino viene ceduto e somministrato gratuitamente, mentre ciò non accede per i bovini – rincara la dose Fabio Albieri -. La scelta di rendere facoltativa la vaccinazione dei bovini aggrava la situazione ed ostacola il raggiungimento dell’immunità di popolazione, che è lo strumento idoneo a contrastare i danni della malattia, ma soprattutto la sua diffusione.»
La sua richiesta è quella «di pianificare l’acquisto dei vaccini anche per i bovini, al fine di consentire ad ogni allevatore di fare una scelta di tipo imprenditoriale a proprio rischio, pericolo e carico, mettendo l’allevamento in sicurezza dal punto di vista sanitario.»
Antonio Caria