“Donarsi salva la vita” è il titolo di un convegno organizzato dall’Avis comunale in stretta collaborazione con il centro trasfusionale dell’Aou di Sassari e l’Admo (Associazione donatori di midollo osseo). Studentesse e studenti dei corsi di laurea in scienze infermieristiche e professioni sanitarie hanno partecipato numerosi all’iniziativa che si è svolta ieri sera nell’aula magna del complesso biomedico della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Sassari.
Giunta alla sua terza edizione, la manifestazione fa parte della campagna di sensibilizzazione alla donazione del sangue.
A coordinare i lavori Marco Marginesu, rappresentante degli studenti di infermieristica che ha raccontato la sua esperienza ormai decennale di donatore e che ha dato subito la parola a Pasquale Bandiera, presidente del corso di laurea in infermieristica dell’Università di Sassari.
«Il tema della donazione è importante da un punto di vista etico e sociale e occorre fare sensibilizzazione perché la carenza di sangue è sempre molto grave. Io sono socio donatore dal 1984 – ha affermato il professor Pasquale Bandiera rivolgendosi a una platea molto attenta e partecipata -. E’ molto importante la diffusione delle buone pratiche sanitarie e la vostra presenza qui stasera lo dimostra.»
Si sono poi susseguiti gli altri interventi programmati.
Sara Dettori, dirigente dell’Avis, ha illustrato il ruolo dell’associazionismo e la promozione della donazione tra le nuove generazioni. A sottolineare l’importanza dell’educazione sanitaria è stata poi Maria Zichi, direttrice delle attività didattiche professionalizzanti del corso di laurea in infermieristica.
La Sardegna è una delle regioni non autosufficienti in Italia. Abbiamo un fabbisogno di emazie di 110mila unità ma riusciamo a produrne solo 80mila. Le 30mila unità mancanti vengono importate da altre regioni italiane e senza queste non si possono soddisfare le esigenze della popolazione sarda.
«L’incontro di stasera deve servire da cassa di risonanza perché donare sangue è vantaggioso non solo per chi riceve ma anche per chi dona. Donare oltretutto non fa male, ma anzi si tiene sotto controllo la propria salute – ha sottolineato il dottor Pietro Manca, direttore del centro trasfusionale dell’Aou di Sassari -. Dietro ogni trasfusione di sangue ci sono diverse storie. C’è la storia di una persona che viene a donare, una storia di un paziente che sta male, la storia della preparazione di un emocomponente. Il gap si può colmare donando e cercando di fare un buon uso degli emocomponenti.»
Sono poi intervenuti Antonella Pantaleo, docente di Biologia dell’Università che ha evidenziato come «Il gruppo sanguigno è un documento d’identità dell’individuo». Successivamente Anna Maria Fois, infermiera del centro trasfusionale di via Monte Grappa che ha illustrato il ruolo dell’infermiere nel percorso di donazione di sangue ed emocomponenti. Elisabetta Marras infermiera magistrale nel reparto di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’Aou che ha spiegato il ruolo dell’infermiere nella terapia trasfusionale in epoca neonatale. A chiudere gli interventi del convegno Viviana Cotza, medico del centro trasfusionale dell’Aou di Sassari e dirigente dell’Admo che ha parlato della donazione delle cellule staminali emopoietiche.
L’invito finale dei relatori quindi per l’appuntamento del 31 gennaio per la raccolta sangue davanti al piazzale della facoltà di medicina.