Uno degli obiettivi più importanti conseguiti dal CISADEP nei mesi scorsi e stato quello di ottenere, all’interno del Patto per la Salute, la revisione del DM 70 e dei suoi parametri capestro per la sanità Ospedaliera delle aree particolarmente disagiate, periferiche ed ultraperiferiche del paese, nonché di chiedere anche un decreto ad hoc per la sanità territoriale in dette aree. Quindi ci siamo mossi presentando le nostre proposte al ministero della Salute, presso la Conferenza Stato Regioni e presso la stessa presidenza della stessa, con un incontro con i tecnici preposti sia all’assistenza ospedaliera che territoriale dell’Emilia Romagna.
Contro abbiamo sempre avuto i Dirigenti del Ministero della Salute ed in modo particolare della Programmazione, che avevano come linea del Piave la non modificabilità del DM 70, dei suoi parametri, del piano nazionale esiti, delle indicazioni delle società scientifiche che facevano dei numeri il benchmark dell’appropriatezza, sicurezza, efficacia ed efficienza, a partire dai punti nascita, oltre che dell’assioma che le solo concentrando tutto in pochi grossi ospedali centrali i servizi ospedalieri secondo ampi bacini di utenza si potevano garantire cure sanitarie ospedaliere al top, riducendo la spesa sanitaria e assicurando migliori Lea: cosa rivelatasi fallimentare grazie alla pandemia. L’ultimo atto del Governo Conte è stato quello di avviare il tavolo con la Conferenza Stato Regioni per la revisione del DM 70.
Adesso che cosa può accadere con il Governo Draghi? In primo luogo, rischiamo, nonostante la conferma del ministro Roberto Speranza, e, ci auguriamo, del vice ministro Pierpaolo Sileri, che riprenda il sopravvento l’orientamento tecnico attuale a guidare la sanità, che darà di nuovo ampio spazio e seguirà pedissequamente le indicazioni della Direzione Generale della Programmazione Sanitaria nella revisione del DM 70, limitando a cose risibili le revisioni e non tenendo conto, come fatto fino ad oggi, delle proposte di revisione sostanziali da noi sostenute; in secondo luogo, l’assolutizzazione e l’enfasi posta sulla sanità territoriale porrà in sordina il processo di riforma della sanità ospedaliera relativa alla revisione del DM 70, che, se va bene per l’alta specialità concentrata in grandi strutture, si rivela fallimentare per i servizi ospedalieri sanitari di base (medicina interna, ortopedia, chirurgia generale, pronto soccorso e una rete strategica periferica di punti nascita),che ben organizzati e garantiti nelle Aree periferiche e particolarmente disagiate, sono di supporto strategici essenziale ad una rete territoriale efficiente ed efficace, cosa oggi non consentita dalla norma vigente. Quindi la revisione del DM 70 per queste aree è fondamentale, come il potenziamento della rete territoriale, per avere veramente la garanzia di servizi sanitari adeguati, sicuri ed efficaci.
Da qui la necessità assoluta che tutti i comitati, gli amministratori locali, regionali, i parlamentari vigilino su questo processo di revisione tra Ministero e Conferenza Stato Regioni e l’appello che il CISADEP fa a tutti di intervenire personalmente con articoli o comunicati stampa, con e mail ai Governatori, ai parlamentari, ai Sindaci dei propri territori, presso il Dipartimento della Programmazione Sanitaria, presso il Presidente del Consiglio, il ministro e i sottosegretari o viceministri della Salute premendo affinché nella revisione del DM 70 sia in particolare previsto:
1. La precisazione degli standard ospedalieri per le Aree Particolarmente Disagiate nella previsione di Pronto Soccorso di Base con consulenze relative e aggiunta di alcuni posti di Lungodegenza e per le strutture in riconversione in aree periferiche andare verso la tipologia di Ospedali Riabilitativi (PPI, Riabilitazione e Lungodegenza),
2. L’inserimento nel Decreto degli standard relativi all’Assistenza Territoriale, salvaguardando in modo particolare le Aree Ultra periferiche e Periferiche del paese (Case della Salute, ADI, AD Riabilitativa, 118, Continuità Assistenziale, ecc.), potenziandola e rendendola efficace.
3. L’estensione dell’emendamento Colletti, nel decreto Genova, che tutela nelle Aree terremotate del Centro Italia l’Assistenza Ospedaliera, a tutte le aree terremotate d’Italia.
4. La salvaguardia e il ripristino di tutti i punti nascita necessari per un Percorso nascita sicuro in tutti i suoi aspetti, compresi i tempi di percorrenza del 118, nelle Aree Periferiche e Disagiate, e particolarmente disagiate con la rotazione del personale medico dall’Hub/Spoke di riferimento e garantendo tutta la dotazione tecnologica prevista per un parto sicuro come in un centro di 500 parti;
5. Il non operare nelle Aree Snai alcuna riduzione sia dei Presidi Ospedalieri di Base o degli Ospedali di Area Particolarmente Disagiata esistenti a prescindere dagli abitanti, per non contraddire la strategia stessa.
6. Il garantire nelle Aree Periferiche, comunque, i servizi sanitari Ospedalieri di Base, riducendo il parametro delDM70 per un Ospedale di Base a 25.000 abitanti, e per tutti gli altri servizi ospedalieri prevedere piattaforme mediche e chirurgiche facenti capo agli ospedali Spoke e Hub per assicurare con un decentramento ottimizzante le strutture periferiche le prestazioni di DRG relativi possibili, decongestionando le strutture centrali.
7. Prevedere un Centro Regionale Malattie infettive in ogni Regione.
Il CISADEP invierà questa nota, riallegando il documento relativo che avevamo prodotto e depositato, che di seguito si ripubblica, con la vecchia lettera di accompagnamento, alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Salute, ai Governatori, alla Conferenza Stato Regioni, alle Commissioni Affari Sociali e Sanità di Camera e Senato, ai parlamentari con cui è in contatto, ai consiglieri regionali, Sindaci e amministratori locali, perché tutti prendano coscienza del problema, e si appella a tutti i Comitati perché facciano altrettanto: questa è la madre di tutte le battaglie, perché se il DM 70 non sarà modificato come auspicato, sarà la fine del progetto di Sistema Sanitario Nazionale secondo i principi ispiratori della 285 del 1978 e la fine dei servizi sanitari pubblici ospedalieri nelle aree periferiche e particolarmente disagiate d’Italia.