A oltre quattro mesi dalle elezioni regionali, i segnali politici sul fronte sanitario e su quello energetico, aggravano le preoccupazioni tra i sardi. L’assessore della Sanità Armando Bartolazzi, non ha tardato a manifestare, anche con strafottenza, la propria inadeguatezza al ruolo. Per la sanità sarda, nonostante sia stata il cavallo di battaglia privilegiato della campagna elettorale della nuova Giunta, manca la più elementare programmazione, ancor più, in previsione dell’accrescere delle emergenze nella stagione estiva. Eppure non sono mancate le proposte risolutive della stessa Rete Sarda per affrontare la crisi della continuità assistenziale, tra guardie mediche e guardie turistiche, la medicina di base e la situazione ospedaliera a partire dalla crisi della Medicina di emergenza urgenza.
Nonostante le promesse, ad oggi non ci sono risposte concrete né per chi ha bisogno di assistenza, né per gli operatori della sanità, ridotti numericamente all’osso e con un carico di lavoro spropositato. Manca la visione globale della sanità sarda. Manca una strategia politica, ma anche la volontà di collaborazione con i territori, il personale sanitario, i sindacati di categoria.
La riorganizzazione della medicina territoriale è il primo nodo da sciogliere per il suo ruolo centrale nel sistema sanitario pubblico, senza il quale non si risolve la crisi ospedaliera. Per questo, il problema prioritario, non è sicuramente quello dell’accorpamento del Brotzu al Policlinico, sostenuto dall’assessore Armando Bartolazzi. Una formula già sperimentata che ha alimentato lo smantellamento di interi ospedali.
Alle proposte dell’assessore, fuori da ogni logica, ha già risposto la Rete Sarda, il personale sanitario, sindaci e lo stesso presidente dell’Ordine dei medici di Cagliari. Oggi più che mai riteniamo non solo utile, ma necessario, che le decisioni sulla Sanità non siano esclusivamente nelle mani della politica. Chiediamo la partecipazione e la condivisione democratica delle scelte in materia sanitaria, aprendo confronti con personale medico, rappresentati territoriali, sindacati di categoria.
La carenza di personale sanitario, non può essere la foglia di fico per celare l’inefficienza politica. Bisogna fermare subito la fuga di medici e infermieri fuori dalla Sardegna e dal pubblico al privato.
Senza la razionalizzazione delle risorse certe, a partire dal personale sanitario esistente, non ci può essere soluzione adeguata alle emergenze. Bisogna garantire migliori condizioni lavorative a medici e infermieri, oltre che la tutela della dignità delle professioni, per il soddisfacimento dei bisogni sanitari delle comunità.
Claudia Zuncheddu
Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica