Codogno 20 febbraio 2020, un anno fa iniziava l’incubo Covid-19 che presto avrebbe causato a livello mondiale milioni di contagi e morti.
Un lockdown di mesi è stato attuato in Primavera in Italia, come un baluardo per cercare di contenerne la diffusione. Le rianimazioni hanno iniziato ad affollarsi e medici, infermieri, volontari, sono stati da subito in trincea per combattere questo nemico silenzioso e subdolo. Durante quei mesi tutti abbiamo assistito alla solidarietà degli Italiani con bandiere, canti, striscioni, nei confronti di questi Eroi silenziosi che con tanto sacrificio ed abnegazione hanno speso ogni loro energia nell’assistere quanti avevano necessità di essere curati, fino a rimetterci, in molti casi, la loro stessa vita.
Di quei mesi tragici non possiamo non ricordare la fila di camion militari che trasportavano le bare delle tante persone decedute lontano dai loro familiari, privi di ogni affetto e senza una preghiera. Una profonda tristezza, uno sconforto infinito.
Durante quei mesi gli italiani hanno rispettato con grande senso di responsabilità le direttive impartite dall’Istituto Superiore della Sanità e dal Governo e tutti sono rimasti in casa.
Oggi, nonostante tutti i sacrifici fatti ed il prezzo pagato in termini di morti (95.235 in Italia, 1.102 in Sardegna)) siamo ancora lontani dal debellare il virus e la strada obbligata da seguire era e resta la vaccinazione di massa.
L’auspicio è che che il piano vaccinale venga velocizzato, per circoscrivere quanto prima possibile la diffusione del virus e ridare respiro all’economia e quindi ad una società per troppo tempo schiacciata e costretta a fare i conti tristemente con un’immane tragedia.
Armando Cusa