In aumento le infezioni osteoarticolari. Gli affollamenti dei Pronto soccorso, le lunghe liste del Cup, i trattamenti chirurgici ritardati, i campioni diagnostici non idonei, oltre all’antiobiotico resistenza, agevolano il veicolo infettivo nelle strutture ospedaliere. La situazione poco rassicurante è emersa nel corso del primo ECM, dopo la pausa estiva, organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Sassari, che si è svolto ad Alghero, venerdì 15 settembre, presso la sala convegni dell’Hotel Catalunya. Circa una ventina i relatori che hanno animato le quattro sessioni del corso. Ad aprire i lavori il presidente dell’Ordine Nicola Addis che oltre a ricordare l’obbligo formativo, certificato dai crediti ottenuti nelle giornate di studi, ha anche rimarcato il «dovere per un medico di adottare un comportamento consono alla sua professione, anche quando non indossa il camice, suggerendo, soprattutto sui social, forme di comunicazione che non mettano in ridicolo la figura medica».
Tra i relatori Marco Mugnaini che ha parlato dell’organizzazione nella Toscana, regione dalla quale proviene, dove sono stati istituiti centri specializzati per pazienti con infezioni osteoarticolari in cui lavora un’equipe multimediale, fondamentale per interventi più efficaci, grazie a diagnosi tempestive. Un sistema che necessita di importanti sostegni economici iniziali, ma che si ripercote positivamente sia sui pazienti, ai quali si evitano esami inutili, lunghe degenze e dolorosi percorsi, ma anche sulla riduzione dell’attività delle sale operatorie.
A Sassari l’Aou ha attivato un laboratorio con un gruppo di lavoro costituito da Antonello Caddeo, Francesco Pisanu e Davide Turrilli in cui, dal gennaio di quest’anno, vengono trattate le infezioni osteoarticolari. «È preferibile occuparsi di un caso sospetto, piuttosto che dover rimediare ad una situazione ormai compromessa – ha affermato Antonello Caddeo -. La tempestività è fondamentale, purtroppo, non abbiamo ancora interconnessioni con altre strutture ospedaliera, ma rispondiamo allo 079 2644217.»
Dei costi sugli interventi di revisione ha parlato Franco Cudoni: «Negli Usa si registrano 80.000 interventi all’anno e la somma per ogni operazione varia dai 100 mila ai 300 mila dollari. Intervenire successivamente ad un’operazione che ha dato origine a un’infezione costa, mediamente, quasi 3 volte in più, rispetto ad un primo intervento. Molti i fattori che danno origine alle infezioni, ma la tempestività, una corretta diagnosi, e la prevenzione riducono i rischi. In America si spendono 11 miliardi per la medicina difensiva e il consenso firmato del paziente non è più sufficiente per tutelare il medico, ora si è introdotto quello filmato».
E sulla prevenzione ha incentrato il suo intervento l’infettivologo Riccardo Are: «La resistenza batterica sempre più diffusa nelle strutture ospedaliere necessita di interventi legati all’adozione di misure antibiotiche mirate per dosaggio, concentrazione e durata».
Sette i crediti formativi assegnati ai 100 partecipanti che hanno assistito all’intensa giornata di studio conclusa a tarda serata e coordinata dal responsabile scientifico Davide Turilli.