Una giornata, il World mosquito day, per ricordare che le zanzare oltre che fastidiose sono anche pericolose per le malattie che possono trasmettere. La Giornata mondiale delle zanzare che ricade il 20 agosto, nata per ricordare il medico britannico Ronald Ross che scoprì il ruolo delle zanzare nella trasmissione della malaria – per questo vinse il Nobel per la medicina nel 1902 -, vuole diffondere consapevolezza sulle patologie portate da questi vettori: non solo malaria ma anche Dengue, Febbre Gialla, West Nile (con l’ultimo caso registrato a fine luglio in Liguria), Chikungunya e Zika. Non ci sono, invece, prove della trasmissione del Sars Cov-2 attraverso la puntura della zanzara che non si ritiene possa trasmettere il Covid-19.
Nel Nord Sardegna la struttura complessa di Malattie infettive dell’Aou di Sassari, diretta dal professor Sergio Babudieri, partecipa da tempo a un progetto di monitoraggio della malaria. Si chiama Nomal (Network for severe malaria treatment) e a livello nazionale è diretto dall’Irccs Lazzaro Spallanzani di Roma
A Sassari il progetto è coordinato dal professor Giordano Madeddu. «L’attività – afferma il docente sassarese – si propone di creare un registro dei casi di malaria complicata-grave d’importazione attraverso un servizio di sorveglianza condotto in 12 centri sentinella nazionali rappresentativi per area geografica. Nel 2019 erano stati osservati 5 casi di malaria complicata, mentre lo scorso anno non sono stati registrati casi di importazione».
Una situazione quest’ultima legata anche alle restrizioni imposte dalla pandemia da Sars-Cov-2, con i vari lockdown che hanno ridotto i viaggi all’estero.
«La malaria di importazione – spiega il professore – rappresenta un problema clinico ed epidemiologico rilevante in molti Paesi europei considerati da tempo malaria-free. Circa 6mila casi di malaria di importazione vengono riportati annualmente in Europa e approssimativamente il 4 per cento di essi progredisce verso la malaria grave.»
L’assenza di immunità parziale nei viaggiatori affetti da malaria d’importazione, di ritorno da aree ad elevata endemia, potrebbe essere associata ad elevati livelli di parassitemia e quindi a un decorso più grave e potenzialmente infausto della malattia.
«Quest’anno tra giugno e luglio, qui a Sassari – riprende Giordano Madeddu – è stato osservato un nuovo caso di malaria in coincidenza della ripresa della mobilità verso i paesi a elevata endemia.»
Secondo i dati di Epicentro, grazie ai progressi compiuti negli ultimi 20 anni nel controllo della malaria, a livello mondiale il numero di casi si è ridotto del 27 per cento nel periodo 2000-2015 e la mortalità è calata del 45 per cento dal 2000 al 2019.
Ma il docente sassarese richiama l’attenzione sugli effetti che la pandemia potrebbe provocare sui sistemi sanitari dei Paesi endemici. «Si tratta di aree che hanno sia una ridotta capacità diagnostica sia di approvvigionamento di farmaci di prima linea – avverte Giordano Madeddu – e questo potrebbe invertire questa tendenza virtuosa in assenza di interventi urgenti».
Resta valida, infine, la necessità di assunzione di una profilassi farmacologica e di rispetto di semplici misure preventive per evitare le punture di zanzara nel caso si debbano affrontare viaggi nei Paesi in cui la malaria è endemica.