«Il NurSind ha segnalato e denunciato, da circa un mese, la gravissima situazione dei ricoveri in barella nei corridoi dei reparti dell’Aou di Sassari. Da quel momento l’unico risultato che abbiamo ottenuto è stato il solito rimpallo di resposabilità, rinvii all’indirizzo della Regione, ed il diniego anche ad un incontro che potesse essere se non totalmente risolutivo, almeno migliorativo dell’attuale disastrosa situazione nella quale si trovano sia i lavoratori che i pazienti.»
A denunciare la condizione di alcuni reparti della Azienda Ospedaliera della Aou di Sassari è Fausta Pileri, rappresentante del sindacato delle professioni infermieristiche NurSind, segretaria territoriale per Sassari, vice cordinatrice regionale, e componente del direttivo nazionale.
«Come abbiamo già denunciato a metà novembre, nei corridoi di patologia medica, geriatria, medicina uomini, medicina donne, nefrologia e urgenza dell’Aou di Sassari, si trovano incolonnate delle barelle. Appartengono a quei pazienti meno fortunati che non hanno avuto la possibilità di essere ricoverati in una stanza con tutta la dotazione di base, la privacy e le adeguate modalità di erogazione dell’assistenza. A tutto questo è necessario fare fronte con un numero di infermieri ridotto ai minimi termini, con un rapporto che tocca punte di un operatore ogni 20 pazienti, quando nella norma dovrebbero essere 6. Si aggiunga a questo che anche il Pronto Soccorso sta vivendo momenti bui. Inutile poi avere sottolineato ancora una volta ai dirigenti quanto questa condizione sia pericolosa per gli operatori sanitari e per i degenti. Inutile perché le richieste e le proposte degli infermieri non vengono ascoltate e non si ritiene utile ricevere i lavoratori per una discussione costruttiva sull’organizzazione del lavoro più adeguata alle attuali circostanze. Le riunioni sono state infatti prima rinviate di molti giorni e poi addirittura annullate una volta giunti sul posto.»
Barelle e pazienti accalcati nelle stanze e nei corridoi. «Il paziente ricoverato nelle barella – ha aggiunto Fausto Pileri – non può essere assistito come il degente in stanza che possiede una sua unità: letto, comodino, luce, armadietto e tutto il resto. In caso di arresto cardiaco, per esempio, l’operatore non potrebbe effettuare la manovra di rianimazione nelle barelle, che non hanno la struttura dei letti da ricovero delle stanze. La situazione è gravissima: sono capitati anche casi di ricoverati agonizzanti, privati di qualsiasi privacy, che si vedono passare persone accanto in continuazione. Il corridoio ostruito da questa colonna di barelle, non consente le comuni manovre di spostamento: diventa difficilissimo passare per la terapia, per i pasti, per l’assistenza. In caso di emergenza, tutte le vie di fuga sono ostruite. Il rischio di ammalarsi e di commettere errori in questa situazione è elevatissimo. Il personale sanitario è psicologicamente e fisicamente provato e ha inviato costanti richieste di aiuto, che sono state vergognosamente ignorate, come ignorate sono le richieste di nuove assunzioni.»
«Il sindacato chiede dunque – ha concluso Fausta Pileri – che una classe dirigente che non ascolta lavoratori e sindacato, che non sa pianificare urgenti interventi di largo respiro, volti a ripristinare una situazione sanitaria degna di essere chiamata tale, sia per i pazienti che la ricevono, sia per gli operatori che si trovano a prestare assistenza quotidianamente, debba solo e soltanto dimettersi. Non ricevere il sindacato ha significato anche non cogliere l’occasione per chiarire le proposte inviate già nella nota di fine novembre, tra le quali voglio sottolineare l’uso delle risorse per le prestazioni aggiuntive che – ci risulta – andranno perse qualora non vengano destinate a dei progetti/piani entro il 31 dicembre. Siamo molto amareggiati e ci rivolgeremo agli organi competenti.»