Proseguono in Sesta Commissione le audizioni sul disegno di legge n. 40 della Giunta regionale. In mattinata il parlamentino presieduto da Carla Fundoni (Pd) ha sentito i rappresentanti dei sindacati degli infermieri che hanno dato valutazioni diverse sulla proposta di riforma dell’esecutivo.
Contro il progetto di riordino del sistema sanitario si sono espressi i rappresentanti di Cgil, Uil, Nursind e Nursing Up. A favore Confsal e Fials. La segretaria della Cgil, Roberta Gessa, ha ribadito il no «a una riforma che rischia di avere conseguenze deleterie per tutto il sistema». Secondo la Cgil, è necessario invece intervenire sulle emergenze in atto, a partire dalla carenza di organici che sta condizionando pesantemente la qualità dei servizi: «L’Ocse indica in 9 infermieri ogni 1.000 pazienti il numero ideale per garantire un sistema efficiente – ha sottolineato Roberta Gessa – in Sardegna la media è di poco superiore a quattro. E’ evidente che così non si può andare avanti». La segretaria della Cgil ha poi invocato maggiori risorse per il comparto che devono essere però messe a disposizione delle Asl prima del varo dei piani triennali del fabbisogno del personale: «Non è vero che non ci sono risorse. La Regione ha 3 miliardi di residui passivi, possibile che una parte non possa essere riprogrammata per la Sanità?».
Sulla necessità di potenziare gli organici e procedere alle stabilizzazioni degli infermieri precari hanno insistito anche Fabrizio Anedda (Nursind) e Marino Vargiu (Nursing Up). Secondo Fabrizio Anedda, occorre rivedere il sistema di reclutamento che non deve essere riferito alle macro-strutture ma alle singole unità operative. Per Marino Vargiu, è necessario un piano straordinario di assunzioni per far fronte alle gravissime carenze di organici: «Un occhio di riguardo deve essere riservato all’emergenza-urgenza dove gli infermieri e tutto il personale sanitario lavorano in condizioni di stress continuo».
Sulla stessa linea anche Massimo Marceddu (Uil): «Sarebbe un errore tragico pensare di istituire i nuovi Centri di Assistenza e Urgenza (Cau) utilizzando il personale delle Asl. Servono nuovi infermieri da assegnare esclusivamente a quel servizio».
A favore della riforma si sono invece espresse Loredana Scanu (Confsal) e Anna Secci (Fisal) che hanno invitato la Giunta e la Commissione ad andare avanti anche con il commissariamento dei direttori generali delle Asl: «Serve un’inversione di rotta – hanno detto – chi ha lavorato male vada a casa».
Tutte le sigle sindacali hanno concordato sulla necessità di evitare un nuovo accentramento di competenze su Ares e sulla idea di potenziare la medicina territoriale che però deve tener conto della situazione esistente con l’individuazione dei correttivi. Tra questi una novità importante per l’assistenza dei pazienti potrebbe essere rappresentata dall’infermiere di famiglia, una nuova figura in grado di alzare il livello di qualità dei servizi.
Nel corso della seduta, i consiglieri di opposizione Alice Aroni (Misto) e Corrado Meloni (FdI) hanno ribadito il loro disappunto per la decisione della Commissione di procedere con le audizioni su un testo, il D.L. n. 40, ormai superato: «La Giunta ha annunciato un maxiemendamento che modifica integralmente il provvedimento – hanno detto i due esponenti della minoranza – non capiamo perché si perda tempo anziché aspettare il testo definitivo su cui discutere». Ai consiglieri ha replicato la presidente della Commissione Carla Fundoni: «Il modo di procedere è quello corretto. La Commissione valuta i documenti depositati. Il nostro è un lavoro di ascolto per individuare le migliori soluzioni da inserire in legge»