La Cardiologia pediatrica dell’Azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione (Arnas) G. Brotzu compie trent’anni. «Tre decadi contrassegnate da un percorso in continua crescita che ha caratterizzato quella che oggi possiamo identificare, senza ombra di dubbio, come un’eccellenza nel panorama del nostro sistema sanitario regionale e non solo – dice il presidente della Regione, Christian Solinas -. In tutti questi anni il reparto ha svolto un lavoro di grandissima importanza per la vita dei pazienti di tutta la Sardegna. Una terra, la nostra, dove, anche a causa dell’insularità, così come accade per altre patologie, l’incidenza delle cardiopatie congenite è particolarmente elevata».
Tutto ha inizio nel 1992, quando l’allora direttore della cardiochirurgia, Valentino Martelli, costituì un gruppo operativo composto da cardiochirurghi, cardioanestesisti e cardiologi. L’attività, svolta dapprima come ambulatoriale, cresce fino alla nascita, nel 1998, della struttura semplice all’interno del reparto di pediatria, per poi diventare struttura dipartimentale autonoma, nel 2002, con personale e spazi dedicati, e infine struttura complessa, nel 2013.
I trent’anni d’attività di cardiologia pediatrica del Brotzu sono stati celebrati questa mattina in occasione di un incontro all’ospedale San Michele, al quale ha partecipato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu.
«Attualmente – spiega l’assessore – i pazienti seguiti con diagnosi accertata di cardiopatia congenita sono circa novemila, di questi quasi un terzo sono adulti e tutti necessitano di controlli periodici. Per comprendere l’importanza dell’attività svolta dagli specialisti che operano nel reparto bisogna precisare che la cardiopatia congenita presenta caratteristiche tali che il paziente viene seguito dal cardiologo pediatrico per tutta la vita, quindi ben oltre l’età pediatrica.»
Oggi la struttura complessa svolge circa seimila controlli l’anno e duemila nuove prime valutazioni, a cui si aggiungono cinquecento indagini prenatali sulla funzione cardiaca del feto, possibili già a partire dalla dodicesima settimana di gestazione, e ottanta procedure interventistiche e diagnostiche invasive.
«Attività che – precisa l’assessore – hanno resistito anche durante il periodo più difficile della pandemia e a cui continueremo a dare sempre il massimo sostegno.»
In crescita il numero delle tipologie di prestazioni. A partire dall’anno in corso il reparto ha introdotto le procedure di eco doppler transcranico (previste 50 prestazioni l’anno) e la valutazione funzionale, prova da sforzo, test cardiopolmonare (previste 200 prestazioni l’anno). Ai piccoli pazienti inoltre è rivolta anche l’attività di supporto psicologico e pet therapy.