Questa mattina la deputata sarda Mara Lapia (Centro Democratico), componente della Commissione Affari sociali e Sanità della Camera dei deputati, si è recata in visita all’ospedale San Camillo di Sorgono, su invito di numerosi cittadini del territorio. È stata l’occasione per fare il punto sulla non felice situazione del presidio sanitario, alla presenza del sindaco di Tonara Pierpaolo Sau (accompagnato da quattro assessori della sua Giunta), di decine di cittadini del territorio e di numerosi operatori sanitari dell’ospedale.
«Una situazione di piena emergenza – sottolinea Mara Lapia -. Al San Camillo ad oggi si effettuano i seguenti servizi: il reparto di Medicina; il reparto di Oncologia in day hospital, dove si effettuano le terapie antiblastiche infusionali e, se necessario, le cure palliative (terapia del dolore). Al San Camillo non c’è neppure un anestesista: un professionista specializzato viene appositamente una volta la settimana per fare le TAC. Il Servizio oncologico ha soltanto un medico, due infermieri e un OSS. Numeri che si commentano da soli.»
“A Sorgono – prosegue Mara Lapia – il Pronto soccorso non esiste più da tempo: c’è un Primo soccorso, che si occupa di codici bianchi e verdi. A volte, soltanto la grande professionalità e sensibilità del personale medico e paramedico consente di intervenire per evitare a certi pazienti di recarsi a Nuoro o a Cagliari. Il Primo soccorso non dev’essere chiuso, bensì trasformato in Pronto soccorso. L’ospedale di Sorgono avrebbe bisogno di pochi reparti: Medicina, Geriatria (quest’ultimo dedicato a pazienti in fase intermedia, vale a dire anziani che non possono stare a casa ma neppure possono andare in una RSA: spesso casi di lungo degenza che transitano anche nel reparto di Medicina), Chirurgia, Dialisi e Pronto soccorso. Per la Medicina e l’Oncologia occorrerebbero pochi medici, diciamo sei o sette, perché sarebbero interscambiabili. E poi il Servizio Day hospital oncologico infermieristico, che si occupi di trasfusioni, salassi, terapie cortisoniche per i casi di sclerosi multipla, terapie antiblastiche per pazienti oncologici, cioè tutti quei casi che stanno dirottando su Nuoro e Cagliari, con disagi insopportabili. Occorrerebbe anche una Radiologia funzionante H12, che servirebbe tra l’altro a snellire l’attività dell’ospedale San Francesco di Nuoro. Inoltre, serve una Chirurgia in affiancamento al reparto di Nuoro.»
«Anche la sanità, da anni, si basa quasi esclusivamente sui numeri. Ma c’è un limite a tutto, quando si parla di salute pubblica – sottolinea la deputata Mara Lapia -. Nel periodo di pandemia Covid abbiamo capito una cosa importantissima, e cioè che i piccoli ospedali hanno coperto in buona parte le attività dei presidi ospedalieri più importanti, gravati dalla forte pressione di persone che erano positive al virus. In paesi decentrati e fortemente penalizzati dalla mancanza di collegamenti stradali di un certo tipo, occorre venire incontro alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari. Non è un capriccio: è una necessità. Un altro punto dolente riguarda la dialisi. Tre volte la settimana si reca al San Camillo un nefrologo di Nuoro. Il paradosso è che il reparto di Nefrologia del San Francesco si avvia a chiusura. Se pensiamo che il centro dialisi di Siniscola zoppica e quello di Dorgali è chiuso, il quadro è drammatico. A Sorgono mancano anche il diabetologo ed il cardiologo: due carenze gravissime. Al Primo soccorso del San Camillo arrivano, ancora oggi, pazienti con un infarto in corso, per poi essere trasferiti a Nuoro. Si perde del tempo prezioso che può costare vite umane. Nel periodo invernale è difficile arrivare in ambulanza a Nuoro, e con determinate condizioni meteo non si levano in volo i mezzi dell’elisoccorso. Mi chiedo, perciò, che cosa debba accadere perché l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu ed il presidente Christian Solinas si accorgano che bisogna intervenire urgentemente per risolvere una situazione gravissima, considerato che sulla sanità hanno puntato buona parte della campagna elettorale di due anni fa. Parole al vento, pensano soltanto a distribuire incarichi,»
«L’ospedale San Camillo – conclude Mara Lapia – può restare aperto e potenziato, sempre che vi sia la volontà politica. Nelle altre regioni, gli ospedali in zone disagiate non chiudono e i medici vengono adeguatamente incentivati e remunerati. Si trovi una soluzione, dunque. Il contrasto allo spopolamento diventa solo uno slogan se poi si tolgono ai territori i servizi essenziali come è, appunto, la sanità.»
“A Sorgono – prosegue Mara Lapia – il Pronto soccorso non esiste più da tempo: c’è un Primo soccorso, che si occupa di codici bianchi e verdi. A volte, soltanto la grande professionalità e sensibilità del personale medico e paramedico consente di intervenire per evitare a certi pazienti di recarsi a Nuoro o a Cagliari. Il Primo soccorso non dev’essere chiuso, bensì trasformato in Pronto soccorso. L’ospedale di Sorgono avrebbe bisogno di pochi reparti: Medicina, Geriatria (quest’ultimo dedicato a pazienti in fase intermedia, vale a dire anziani che non possono stare a casa ma neppure possono andare in una RSA: spesso casi di lungo degenza che transitano anche nel reparto di Medicina), Chirurgia, Dialisi e Pronto soccorso. Per la Medicina e l’Oncologia occorrerebbero pochi medici, diciamo sei o sette, perché sarebbero interscambiabili. E poi il Servizio Day hospital oncologico infermieristico, che si occupi di trasfusioni, salassi, terapie cortisoniche per i casi di sclerosi multipla, terapie antiblastiche per pazienti oncologici, cioè tutti quei casi che stanno dirottando su Nuoro e Cagliari, con disagi insopportabili. Occorrerebbe anche una Radiologia funzionante H12, che servirebbe tra l’altro a snellire l’attività dell’ospedale San Francesco di Nuoro. Inoltre, serve una Chirurgia in affiancamento al reparto di Nuoro.»
«Anche la sanità, da anni, si basa quasi esclusivamente sui numeri. Ma c’è un limite a tutto, quando si parla di salute pubblica – sottolinea la deputata Mara Lapia -. Nel periodo di pandemia Covid abbiamo capito una cosa importantissima, e cioè che i piccoli ospedali hanno coperto in buona parte le attività dei presidi ospedalieri più importanti, gravati dalla forte pressione di persone che erano positive al virus. In paesi decentrati e fortemente penalizzati dalla mancanza di collegamenti stradali di un certo tipo, occorre venire incontro alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari. Non è un capriccio: è una necessità. Un altro punto dolente riguarda la dialisi. Tre volte la settimana si reca al San Camillo un nefrologo di Nuoro. Il paradosso è che il reparto di Nefrologia del San Francesco si avvia a chiusura. Se pensiamo che il centro dialisi di Siniscola zoppica e quello di Dorgali è chiuso, il quadro è drammatico. A Sorgono mancano anche il diabetologo ed il cardiologo: due carenze gravissime. Al Primo soccorso del San Camillo arrivano, ancora oggi, pazienti con un infarto in corso, per poi essere trasferiti a Nuoro. Si perde del tempo prezioso che può costare vite umane. Nel periodo invernale è difficile arrivare in ambulanza a Nuoro, e con determinate condizioni meteo non si levano in volo i mezzi dell’elisoccorso. Mi chiedo, perciò, che cosa debba accadere perché l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu ed il presidente Christian Solinas si accorgano che bisogna intervenire urgentemente per risolvere una situazione gravissima, considerato che sulla sanità hanno puntato buona parte della campagna elettorale di due anni fa. Parole al vento, pensano soltanto a distribuire incarichi,»
«L’ospedale San Camillo – conclude Mara Lapia – può restare aperto e potenziato, sempre che vi sia la volontà politica. Nelle altre regioni, gli ospedali in zone disagiate non chiudono e i medici vengono adeguatamente incentivati e remunerati. Si trovi una soluzione, dunque. Il contrasto allo spopolamento diventa solo uno slogan se poi si tolgono ai territori i servizi essenziali come è, appunto, la sanità.»