È una vera e propria memoria storica, non soltanto perché da 25 anni dirige una tra le più importanti strutture dell’Aou di Sassari ma anche perché, lì dentro, ci lavora dal 1975, in maniera continuativa. Il professor Salvatore Dessole ha visto nascere diverse generazioni di sassaresi e, ormai da alcuni anni, anche le nuove generazioni di immigrati che popolano la città e il suo hinterland. Nel suo reparto sono passate tante famiglie di sassaresi e del territorio che hanno trovato nel Materno infantile di viale San Pietro un vero e proprio punto di riferimento per l’assistenza.
La sua lezione magistrale, che terrà il 27 ottobre ad Alghero, nella giornata di apertura del congresso delle “Ottave giornate sarde di Scienze ostetriche e ginecologiche”, sarà una sorta di storia narrata attraverso un libro dei ricordi.
Una serie di slide, quasi come le sequenze fotografiche di una pellicola di un film che viene fuori dal proiettore, che raccontano “25 anni di Ginecologia e Ostetricia a Sassari”. Immagini, anche foto, che si susseguono come in una macchina del tempo, in grado di portare il pubblico in sala indietro negli anni, sino ad arrivare addirittura alla fine dell’Ottocento.
«E sì – afferma il docente sassarese – perché se ci pensiamo bene nella prima metà dell’Ottocento la Ginecologia e l’Ostetricia non erano specialità a sé, autonome. Facevano parte della Chirurgia generale.»
«Si dovette aspettare sino al 1870 per vedere a Sassari il primo ginecologo sardo dell’Università turritana, il professor Simula, con il quale – scherza Salvatore Dessole – oltre alla professione abbiamo in comune la nostra folta barba.»
E se nel tempo si sono succeduti numerosi direttori della Clinica, ma nessuno di questi con radici sarde, soltanto nel 1997 arriverà il nuovo direttore sardo: appunto professor Salvatore Dessole.
«Ai docenti che arrivavano dalla penisola – aggiunge Salvatore Dessole – la Sardegna serviva loro come trampolino di lancio. C’era un grande avvicendamento che consentiva agli studenti e agli specializzandi di entrare in contatto con un’altra scuola di Ginecologia e Ostetricia e avere così tante e diverse nozioni. I docenti stavano qui 3 o 4 anni e, poi, tornavano a casa. Tra questi, ricordo professor Mangiagalli. E poi ancora, docenti che hanno fatto carriera a Genova, Bologna e Padova. Per noi giovani era l’occasione di apprendere da loro, altrimenti saresti dovuto andare oltre Tirreno. Adesso, invece, con Internet sei cittadino del mondo.»
La storia della Clinica di Ginecologia e Ostetricia è sicuramente lunga: realizzata a Sassari nel 1959 con i fondi del Ministero del Lavori pubblici, «e addirittura inaugurata negli anni Sessanta da Donna Laura Segni, moglie dell’allora presidente della Repubblica Antonio», ricorda il professor Salvatore Dessole.
«A quei tempi era una costruzione all’avanguardia in Europa, progettata da Mario Tortora – ricorda ancora il docente – che portò in Europa il pap test, dopo il suo rientro in Italia dall’America, dove aveva lavorato con il padre della citopatologia Georgios Papanicolaou che sviluppò appunto quel tipo di esame.»
Nel libro dei ricordi del professor Salvatore Dessole ci sono anche i suoi primi anni di attività nella Clinica sassarese. «Ricordo ancora quando erano tante le donne che assistevamo. Ci capitavano anche i casi urgenti di pazienti che praticavano l’interruzione di gravidanza a casa, e poi arrivavano in Clinica con problemi di sepsi. Tante erano le urgenze – prosegue – che per operare in sala, spesso, ci vedevamo costretti a bruciare con l’alcool i ferri chirurgici per sterilizzarli, perché non c’era tempo da perdere».
Quindi ancora un passaggio sui suoi maestri, il professor Antonio Ambrosini ed il professor Ignazio Stopelli – del quale ricorda l’affetto filiale nei suoi confronti – che portò a Sassari lo studio della fertilità della donna, un campo non ancora esplorato, perché eravamo agli inizi della conoscenza.
E tra i ricordi anche le scelte che hanno portato il docente sassarese a restare a Sassari. «Sono state numerose le occasioni che mi avrebbero potuto portare a lavorare fuori dalla mia amata isola – riprende – a Padova e anche Verona. Ma ho preferito restare a Sassari, anche perché pensavo, e ci credevo fermamente, che l’Università di Sassari avesse tutte le potenzialità per avere i migliori rapporti con la Ginecologia italiana e crescere. Forse per questo che i miei colleghi hanno creduto in me e, per diversi anni, sono stato il presidente del Collegio dei ginecologi italiani. Ho sempre creduto che gli obiettivi non si raggiungono a seconda di dove ti trovi ma dall’impegno e dalla voglia che hai di portarli avanti, con caparbietà».
Il libro dei ricordi poi si trasforma, guarda al futuro, «perché qui a Sassari si è realizzata una storia importante – afferma ancora – che deve continuare. Perché adesso ci sono le novità, le innovazioni tecnologiche che dovranno accompagnare i ginecologi per una migliore assistenza alle pazienti: la telemedicina, la robotica e l’intelligenza artificiale».
«L’impatto della trasformazione tecnologica è evidente in tutti gli ambiti della vita quotidiana, e ha trasformato anche l’arte medica in tutti i suoi settori. Ecco perché diventa importante focalizzare l’attenzione sul ruolo di questi nuovi sistemi per la gestione delle patologie femminili, per capire le prospettive future della professione ginecologica ostetrica», conclude Salvatore Dessole.