«I pazienti celiaci sono da sempre soggetti a forti disuguaglianze: costretti a dover spendere di più per acquistare pane, pasta e prodotti che non contengono glutine. Nell’edizione 2020 della “Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia” pubblicata a dicembre 2021 dal ministero della Salute, si evince che il numero di persone con celiachia nel nostro Paese ha raggiunto quota 233.147, dato in crescita di più di 8.000 unità rispetto al rilevamento dell’anno precedente. In Sardegna le persone celiache sono 7.593, le donne sono 5.501, gli uomini 2.092. Quindi le donne sono le più colpite registrando il 66% dei casi. L’isola sta dietro solo a Toscana, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento. I dati sono inseriti nella Relazione Annuale sulla Celiachia del ministero della Salute.»
A dirlo è la deputata oristanese di Coraggio Italia, Lucia Scanu, che aggiunge: «I pazienti celiaci sono beneficiari del diritto di erogazione di buoni degli alimenti dedicati ma i sistemi territoriali di erogazione per tali alimenti e i canali di acquisto utilizzabili non sono ancora totalmente omogenei. Per superare le differenze riscontrate, il ministero della Salute, insieme al ministero dell’Economia e delle Finanze ed alle Regioni, sta lavorando ad un sistema informatizzato e regolamentato che permetta la circolarità dei buoni all’interno dei sistemi regionali. La Sardegna risulta tra le quattro regioni a non essersi adeguata al procedimento di dematerializzazione dei buoni, e quindi la trasformazione dal cartaceo al digitale. Questa situazione costringe ancora i pazienti sardi a ritirare gli alimenti in un’unica volta, talvolta in un solo esercizio, e non in base alla necessità personale».
«Considerati i numeri e la situazione di numerosi pazienti, accogliendo le richieste dell’associazione ho reputato necessario e urgente interrogare il Ministro della Salute Roberto Speranza e chiedere quali siano i tempi per l’adozione dei provvedimenti oggetto di impegno e quali provvedimenti intenda adottare per garantire il superamento dello stato di diseguaglianza tra i pazienti, superando le carenze evidenziate – ribadisce Lucia Scanu -. Inoltre, le discriminazioni per le persone celiache sono fortemente presenti in ambiti lavorativi e sociali: dall’accesso alla carriera militare alla carenza di risorse destinate alla ricerca fino alla mancanza di misure premiali per la ristorazione privata e pubblica che forniscono un servizio dedicato o il mancato inserimento del tema nei programmi di studio degli istituti professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera, all’insufficienza di programmi di informazione e sensibilizzazione anche nelle scuole.»
Antonio Caria