«Il prossimo 30 novembre si celebra a Sassari la Giornata Nazionale Parkinson, arrivata ormai alla sua undicesima edizione. In Sardegna sono circa 3.500 i pazienti affetti da questa patologia, la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo. Tuttavia, a fronte di questi dati significativi, i malati di Parkinson sardi ancora non possono godere di migliori condizioni di assistenza né di una migliore qualità della vita. Come denunciato dai presidenti delle associazioni Parkinson della Sardegna che abbiamo incontrato nei giorni scorsi, è necessario che la Regione presti maggiore attenzione alle disabilità portando a compimento l’attuazione del PNC, il Piano Nazionale Cronicità. L’attuazione di tale piano, che consente di ridurre le evidenti disuguaglianze nell’accesso alle cure e assicurerebbe parità di assistenza nella nostra regione è in notevole ritardo. All’interno del PNC sono previsti i PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) che permetterebbero agli operatori sanitari e ai pazienti di organizzare in maniera individualizzata le modalità assistenziali, includendo tutti gli interventi multiprofessionali e multidisciplinari necessari al miglioramento della qualità della vita degli assistiti e permetterebbero inoltre una migliore e più efficiente distribuzione delle risorse economiche e un più efficace sostegno alle famiglie.»
Così il capogruppo dei pentastellati in Consiglio regionale ha presentato un’interrogazione al presidente Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu per chiedere quale sia l’attuale attività di prevenzione, monitoraggio e assistenza garantito dall’ATS e quale sia lo stato di attuazione del PNC (Piano Nazionale Cronicità) rispetto alla costituzione dei PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali).
«Occorre potenziare i servizi extra ospedalieri, incentivando le formule alternative al ricovero e la valorizzazione della rete specialistica ambulatoriale, in quanto le cure domiciliari sono state individuate come una delle risposte più efficaci ai bisogni assistenziali delle persone con malattie croniche. Soltanto in tale modo – conclude Michele Ciusa – verranno finalmente creati nuovi percorsi assistenziali in grado di prendere in carico il paziente nel lungo termine, prevenire e contenere la disabilità, garantire la continuità assistenziale e l’integrazione degli interventi socio-sanitari.»