La depressione post partum (DPP) è un problema di salute mentale che coinvolge tra il 10 e il 15% delle donne nella fase successiva al parto. Per essere al fianco delle mamme in difficoltà, nella Psichiatria dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, diretta dalla professoressa Federica Pinna, è attivo l’ambulatorio di “Psicopatologia in gravidanza e nel puerperio”, in stretta collaborazione con il reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico Duilio Casula. Il progetto prevede la definizione di percorsi diagnostico-terapeutici rivolti alle donne che presentano depressione e ansia in gravidanza, nel post-partum e in seguito ad una interruzione di gravidanza.
«I sintomi che possono caratterizzare la DDP – spiega la professoressa Federica Pinna – comprendono sentimenti di tristezza persistente, vissuti di inutilità e di colpa, scarsa concentrazione, irritabilità, perdita di piacere nello svolgere le attività, scarso legame con il bambino, sintomi fisici, insonnia, ipersonnia, pensieri ricorrenti di morte o suicidio.»
La DPP va distinta dal baby blues, spiega ancora la direttrice della Psichiatria, «una sindrome di breve durata (circa 2 settimane, caratterizzato da tristezza, umore labile, facilità al pianto, ansia, irritabilità e insonnia), che coinvolge fino all’80% delle neo-mamme entro pochi giorni dal parto, che si risolve spontaneamente e che non necessita di un intervento terapeutico strutturato».
Va inoltre distinta dalle manifestazioni che si presentano comunemente nella fase successiva al parto e in rapporto alla cura del neonato e che includono insonnia, disturbi dell’appetito e calo delle energie. «Il modello più accreditato alla base della DPP – prosegue la psichiatra dell’Aou di Cagliari – è quello integrato laddove più fattori di rischio (psicologici, sociali e biologici) si sovrappongono nel determinare il rischio e nel favorire l’insorgenza del disturbo, come: sintomi depressivi e d’ansia durante la gravidanza, una storia precedente di depressione e di depressione post partum, difficoltà coniugali, problemi familiari, uno scarso supporto sociale, una bassa autostima, una gravidanza indesiderata, problemi di salute della madre e del bambino, una drastica e improvvisa diminuzione di ormoni della gravidanza (progesterone, l’estradiolo e cortisolo)».
Nonostante l’elevata frequenza di contatti con operatori sanitari, sia nella fase antecedente che successiva al parto, è assai comune un mancato riconoscimento e trattamento della depressione post partum, con risvolti negativi nel lungo termine per l’interferenza sulla relazione madre-bambino e sullo sviluppo dello stesso.
«Per questo si rendono necessari – conclude la professoressa Federica Pinna – programmi di screening, per l’individuazione delle donne a rischio di sviluppare una depressione post partum, e interventi volti a una diagnosi e a un trattamento precoci.»