Omissione di idonee misure di contenimento del contagio, del monitoraggio degli operatori sanitari positivi (tamponi), e insufficienza dei dispositivi di protezione. Si legge questo, in estrema sintesi, nella lettera di diffida che il NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, scrive e indirizza alla Regione, alle Aziende ospedaliere, e per conoscenza anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al ministro della Salute Roberto Speranza.
«Il Coordinamento Regionale NurSind Sardegna – ha detto il rappresentante Fabrizio Anedda – tramite le singole segreterie provinciali dell’isola, ha ricevuto innumerevoli segnalazioni da parte del personale sanitario sull’omissione di idonee misure per il contenimento del contagio, presso le strutture sanitarie regionali e provinciali, e in particolare sull’omissione del monitoraggio dei sanitari positivi, oltre l’ormai accertata insufficienza o assenza di DPI. In tutta la Sardegna si registra l’assoluta insufficienza dei dispositivi di cui i professionisti devono essere assolutamente e necessariamente dotati per prevenire il contagio da Coronavirus: visiere facciali, scafandri, sovracamici impermeabili, mascherine FFP2-FFP3, occhiali a ventosa, guanti lunghi, calzari lunghi, mascherine chirurgiche e disinfettanti idonei al lavaggio e disinfezione mani.
In sintesi direi che si omette così di assicurare le tutele contemplate dal D.lgs 81/2008, riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro.»
Le mascherine, la violazione delle norme. Nella lettera un paragrafo è interamente dedicato alle (ormai famose) mascherine, simbolo della protezione di base, e si sottolinea che «le singole Aziende non possono limitarsi alla distribuzione delle “mascherine filtra batteri” il cui utilizzo non è atto a proteggere dal rischio di contagio il personale sanitario che si trova in contatto con pazienti, che potrebbero eventualmente essere affetti da Covid-19, virus almeno 100 volte più piccolo di un normale batterio. Non a caso lo stesso ministero della Salute – con circolare 5443/2020 – prescrive l’uso di mascherine del tipo FFP2 e FFP3″. Ecco perché il sindacato rileva la violazione delle norme e la rilevanza penale delle condotte omissive dei responsabili e dirigenti delle singole Aziende che potrebbero integrare gli estremi dei reati di cui all’art. 452 c.p., per colposa diffusione dell’epidemia e degli artt. 582 per tentate lesioni e 589 per omicidio colposo)».
Appello al presidente della Regione ed all’assessore della Sanità. Il sindacato chiede che la Regione intervenga senza indugio nell’organizzazione e apertura di Laboratori idonei a effettuare test diagnostici in numero sufficiente alle necessità del personale sanitario dell’intera Regione, e a controllare e vigilare che in tutte le Aziende sanitarie regionali vi sia il rispetto della normativa di emergenza. «Nella lettera che abbiamo inviato – ha proseguito Fabrizio Anedda – chiediamo il rispetto puntuale della normativa di riferimento specie in questo contesto emergenziale, ma soprattutto che vengano adottate adeguate misure di contenimento del contagio. E’ necessario che vengano richieste con urgenza e senza ulteriori ritardi i test diagnostici Covid-19 per tutto il personale che ha comunicato contatti stretti con casi confermati: questa è l’unica misura oggi efficace per il reale contenimento del contagio e a tutela della salute dei lavoratori, dei pazienti e di tutti. Banalmente stiamo chiedendo a gran voce che venga garantito il nostro diritto alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. A questo punto – ha concluso Fabrizio Anedda – siamo pronti a chiedere tutti i danni che ci saranno causati dall’essere esposti, in queste condizioni, a una epidemia così violenta e in una emergenza sanitaria che non può essere affrontata senza neppure gli strumenti di base. Si tratta infatti di danni alla persona e traumi psicologici provocati in conseguenza dell’esercizio della professione in condizioni di lavoro e ambientali non conformi alle norme vigenti.»
Nella foto un operatore in tenda pre-triage nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Isili