«Oggi 8 marzo, Festa delle donne, il nostro riconoscimento va a tutte le donne. Quelle donne che hanno pagato il prezzo più alto della pandemia Covid-19 a livello lavorativo: dalla perdita dei posti di lavoro al mancato riconoscimento del lavoro svolto, dalla precarietà diffusa alla bassa retribuzione, alle penalizzazioni nella carriera professionale così come emerge dalla ricerca condotta dall’UGL in collaborazione con l’Osservatorio nazionale antimolestie. Se da un lato le condizioni di lavoro più favorevoli dello smart working hanno comportato alcuni vantaggi in termini di maggiore benessere familiare e produttività, il rovescio della medaglia è stato l’incremento del disagio legato al mancato supporto e condivisione, fino all’aumento dei casi di violenza. Allarmano i dati dell’Inail, secondo cui 70 contagi ogni 100 riguardano donne con età media di 46 anni, come pure il report dell’Istat sul lavoro femminile da cui emerge che nel mese di dicembre 2020 su 101mila persone che hanno perso il lavoro, 99mila sono donne.»
Lo scrive, in una nota, Paolo Capone, segretario generale dell’UGL.
«Per garantire la parità di trattamento e salvaguardare l’occupazione femminile occorre agire su più fronti, in primis incrementando le tutele per le lavoratrici. Il gender gap si riduce soltanto implementando gli investimenti in infrastrutture sociali, destinando maggiori risorse alla formazione e incentivando meccanismi di premiazione del merito – conclude Paolo Capone -. Festeggiamo le donne ricordando sempre il loro sacrificio continuo e silenzioso e lavorando per rimuovere i troppi ostacoli che ancora impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla vita sociale e produttiva del Paese.»