Parte da Milano, parte da Piazza Duomo, il nuovo corso degli infermieri italiani. Comincia da un 4 luglio che pochi dimenticheranno, la nuova serie di battaglie che “infiammeranno” – siamo sicuri – il prossimo autunno nel mondo lavorativo nazionale. E’ stata una giornata che ha portato a Milano più di un migliaio di operatori sanitari da tutta Italia, che hanno manifestato, uniti, guardandosi negli occhi, la loro rabbia, verso una classe politica cieca, indifferente, capace solo di parole a vuoto. Ed incapace, purtroppo, sempre di più, di riconoscere finalmente alla categoria, quel contratto autonomo che gli infermieri chiedono da tempo immemore. Nonché quell’aumento di stipendio atteso da anni ma rimasto fin ora pura utopia.
«Dov’erano i politici mentre noi sabato scorso manifestavamo a Milano, riempiendo Piazza Duomo con i nostri cori?», esordisce con rabbia Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani.
Dov’erano coloro che ci avevano promesso di stare al nostro fianco, come il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, o quelli che avevano pubblicamente dato ragione alle nostre proteste, come il Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, bravo solo ad elogiare gli infermieri sui social, ma poi abile a bastonarci alle spalle escludendo noi e altri sindacati dal dialogo, con accordi che la stessa Conferenza firma solo con la triplice?
La manifestazione generale di Milano, con i suoi numeri incredibili di presenze, ci ha dato un mandato chiaro: andare avanti a tutti i costi, perché gli infermieri italiani sono più forti, più agguerriti e, soprattutto, più arrabbiati di prima. «Io, ho sperato – dice Antonio De Palma – che chi aveva detto che sarebbe stato al nostro fianco (vero Sileri? Te lo ricordi cosa mi avevi detto quando ci eravamo incontrati pochi giorni or sono…) tenesse fede ai suoi impegni, anche se dentro di me nutrivo qualche dubbio».
«Rivolgo ora un accorato appello – conclude Antonio De Palma – ai colleghi di tutte le sigle sindacali, di tutti i gruppi, di tutti i movimenti ed associazioni: chiamateci, contattateci, fatelo presto! Fatelo già oggi! Scendiamo in piazza tutti, uniti, fianco a fianco, perché qualcuno sta giocando con le nostre vite e quindi dobbiamo essere compatti più che mai contro il “vero nemico”, quello più pericoloso.
Insomma, finora abbiamo cercato il dialogo, il confronto con la politica. Ora promuoveremo la lotta nelle piazze. Siamo pronti a fermare tutto se necessario, siamo pronti allo sciopero nazionale se non avremo alternative. E voi in questo momento, CARI SIGNORI, le alternative non ce le state dando in alcun modo.»