Inizia il piano di vaccinazione e dal mondo delle coop sociali parte una richiesta di intervento alla Regione e all’Ats. A prendere posizione, sollecitando misure per un coinvolgimento degli operatori impegnati nei servizi socio assistenziali e socio sanitari, sono i segretari di Legacoopsociali Sardegna Andrea Pianu, Giovanni Angelo Loi i AGCI Solidarietà Sardegna e Antonello Pili di Confcooperative Federsolidarietà Sardegna.
«E’ di questi giorni la comunicazione dell’aggiornamento del Piano vaccinale al Covid 19 da parte della Regione Autonoma della Sardegna – scrivono i tre presidenti -. È certamente superfluo ricordare l’aspettativa che l’opportunità di effettuare il vaccino sta suscitando tra gli operatori impegnati nella gestione dei servizi alla persona della nostra regione, sia quelli operanti in ambito socio-assistenziale che in quello socio-sanitario.»
I tre responsabili ricordano che sono numerose le «richieste di chiarimenti sulle priorità che sono alla base della scelta dei servizi, degli operatori e delle fasce d’età, da sottoporre a vaccinazione».
«Non ci riferiamo tanto agli operatori delle comunità alloggio, delle comunità integrate o delle RSA e ai loro ospiti, o alle strutture impegnate nella riabilitazione o nella salute mentale, per le quali ci risultano comunicazioni chiare e una precisa pianificazione con le realtà coinvolte – prosegue il documento -. Evidenziamo, invece, quanto sta accadendo in queste ultime settimane, dove alle legittime domande sul come e quando sarà possibile manifestare la disponibilità alla vaccinazione da parte di Oss, educatori, assistenti alla persona, operanti in differenti servizi territoriali, le risposte non sono univoche e i comportamenti sono, ancora una volta, differenti nell’ambito dei Distretti Sanitari. In alcuni contesti territoriali le nostre cooperative vengono chiamate a fornire i nominativi degli operatori impegnati in servizi comunali di assistenza domiciliare, perché considerati compresi nella Fase 1 del piano di vaccinazione nella voce “Personale sociosanitario”, in altri ci si sente dire che quei servizi saranno chiamati nella Fase 3, perché considerati nella voce “Altri servizi essenziali.»
«Appare del tutto evidente che non può accadere, in una situazione delicata come quella che si sta affrontando – argomentano ancora -, che personale e professionalità che svolgono uguali mansioni in medesimi servizi, con le stesse condizioni di rischio, possano essere chiamate all’appuntamento vaccinale in maniera difforme a seconda del Comune o del Distretto Sanitario di riferimento.»
Da qui la richiesta perché «si faccia immediatamente chiarezza sulle priorità dei soggetti da sottoporre a vaccinazione e sulle modalità per individuare le persone da coinvolgere; il tutto prestando la dovuta attenzione alla varietà di figure professionali che operano nell’ambito socio-assistenziale e che, molto spesso, svolgono il proprio lavoro integrandosi in contesti e con figure professionali della sanità o della scuola; contesti che devono vedere una logica coerenza nell’attuazione del percorso di vaccinazione per tutto il personale che in quel contesto opera».
Per il mondo della cooperazione sociale è «fondamentale che gli operatori dei servizi di assistenza domiciliare, di specialistica scolastica, dei servizi per l’infanzia e di educativa territoriale per la delicatezza che li caratterizza, sotto numerosi profili, abbiano possibilità di accedere alla campagna vaccinale nel più breve tempo possibile.
In attesa di un tempestivo riscontro, restiamo a disposizione per far si che questa importante fase di lotta alla pandemia si realizzi nel miglior modo possibile e non costituisca, nonostante tutto, un elemento ulteriore di sfiducia e di diseguaglianza».