«Non posso essere soddisfatto dalle risposte del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e del Governo sulla richiesta di rimuovere l’embargo Ue delle carni suine sarde a causa della peste suina africana. Perché, se è apprezzabile che si riconosca il sacrificio e l’ottimo lavoro portato avanti dalla Regione con l’unità di progetto e, soprattutto, dagli allevatori sardi, non si può dire che appena possibile saranno avviate tutte le iniziative riguardo alla classificazione della Regione Sardegna dall’elenco dei territorio sottoposti all’embargo. Questo deve essere rimosso immediatamente.»
Lo ha detto il deputato sardo Salvatore Deidda, in seguito alla risposta ricevuta all’Interpellanza urgente presentata.
«Da 4 anni – prosegue Salvatore Deidda – siamo sicuri di non trovare più traccia della Psa in Sardegna e oggi, con la crisi economica e sociale dovuta al Covid e alla guerra ed il rincaro e la scarsità di materie prime, abbiamo il diritto di veder premiati i sacrifici portati avanti dai nostri allevatori. È sbagliato parlare ancora di zone infette in Sardegna. Lo dicono i dati dell’ultima stagione venatoria: su oltre 11.500 cinghiali esaminati, infatti, nessun animale infetto. Solo 18 sieropositivi su 2.927 cinghiali cacciati esaminati nelle cosiddette zone erroneamente infette.»
«La beffa inaccettabile – conclude Salvatore Deidda – è che, imponendoci ancora di importare carni suine dall’Italia e dall’Europa, la PSA ricompaia visto che sta dilagando nelle altre regioni, come abbiamo già denunciato da tempo. Muovetevi e battete i pugni suo tavoli europei. La nostra pazienza è finita. La Sardegna ha diritto di allevare, produrre e vendere i suoi prodotti di qualità.»