«Le immagini girate all’interno dell’Ospedale civile di Sassari parlano da sole e ci mostrano le condizioni pietose in cui versa la struttura: mura sventrate sino a formare vere e proprie intercapedini lungo l’intera altezza della parete, dalle quali fuoriescono cavi che posano addirittura sul pavimento della corsia. L’intonaco è scrostato in più punti e rischia di staccarsi e finire per terra da un momento all’altro, si notano crateri sul soffitto e vecchie cassette per contatori elettrici smembrate e mai riparate, con pericolosissimi cavi alla portata di tutti. È questa la situazione oltremodo vergognosa in cui versano i locali dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari. Ma possiamo affermare che lo stato di abbandono e degrado riscontrato nell’ospedale della seconda città della Sardegna è soltanto un esempio delle condizioni terrificanti in cui versano gli ospedali di tutta l’isola, e in particolare quelli delle località periferiche. La Regione Sardegna parla di sicurezza senza rendersi conto che da noi la sicurezza è ancora un optional, mentre dovrebbe essere garantita nel rispetto di tutti gli utenti che si recano in ospedale per curarsi. Importanti interventi strutturali sono ormai improcrastinabili.»
A lanciare l’accusa era stata la consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Desirè Manca, con un video, e l’invito al governatore, Christian Solinas, e all’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, «a recarsi in città per toccare con mano le numerose criticità che stanno affossando la sanità pubblica».
Oggi è arrivata la replica dell’Aou di Sassari: «L’ospedale Santissima Annunziata non è una struttura da “terzo mondo” e non lo sono neanche le altre strutture ospedaliere di degenza dell’Aou di Sassari».
«Le immagini non si riferiscono al Santissima Annunziata né ad altri spazi usati per la degenza – ha dichiarato l’Ufficio tecnico dell’Aou sassarese – ma si tratta di un corridoio in cui sono situati alcuni depositi, spogliatoi e altri spazi a uso interno, al secondo piano del palazzo Clemente, spazi per i quali è già previsto un progetto di intervento.»
«Dispiace – conclude la direzione – che attraverso immagini di questo tipo si presenti all’opinione pubblica una situazione che non corrisponde alla realtà. Abbiamo aperto le nostre strutture alle visite mediche già dalla seconda metà di giugno – ricorda – mentre non sono mai state interrotte le prestazioni ambulatoriali di qualsivoglia disciplina, considerate indifferibili e urgenti.»
Antonio Caria