Più risorse per il piano di sviluppo della sanità territoriale e un nuovo accordo per la medicina di base, con una revisione della contrattazione collettiva nazionale, soprattutto in vista della realizzazione degli ospedali di comunità. Ma anche nuove regole che agevolino le Regioni nel reclutamento del personale sanitario e del comparto. Questi, in sintesi, i temi al centro dell’incontro di oggi tra il ministro della Salute, Roberto Speranza, e gli assessori regionali della Sanità.
Sul tavolo del Ministro le richieste delle Regioni in un documento di venticinque pagine.
Nel corso del vertice la Regione Sardegna ha posto particolare attenzione alle proposte del DM 71, l’atto normativo che andrà a definire il futuro della sanità territoriale, ovvero il nuovo assetto dei servizi di cura e assistenza non ospedalieri, un piano strettamente coordinato con gli investimento del PNRR.
«La richiesta di questo incontro è maturata all’interno della Commissione salute della Conferenza delle Regioni. Il DM 71 ha già subito diverse modifiche, rispetto alla prima stesura, tuttavia, continuano a esserci dei punti sui quali abbiamo chiesto al Governo di fare chiarezza – dice l’assessore della Sanità della Regione Sardegna, Mario Nieddu -. I dubbi più grandi riguardano l’adeguatezza delle risorse umane e finanziarie necessarie a realizzare il nuovo assetto della medicina territoriale.»
In particolare l’esponente della Giunta Solinas ha posto l’accento sulle incertezze che ancora pesano sul futuro inquadramento dei medici di medicina generale: «I medici di famiglia – spiega – sono indicati come un elemento fondamentale per il funzionamento degli ospedali di comunità. Per consentire alle aziende sanitarie di poter programmare il loro lavoro e poterne quindi disporre nelle struttura la strada più giusta sarebbe quella di un rapporto di lavoro parasubordinato, diverso quindi dall’attuale rapporto libero professionale. Tuttavia, a livello nazionale le interlocuzioni con la categoria non hanno ancora prodotto risultati e mancano linee di indirizzo da parte del Ministero. Senza la possibilità di impiegare i medici di medicina generale la nuova medicina territoriale partirebbe ‘monca’».
Sul piano dei finanziamenti: «Sebbene siano state definite le risorse destinate agli interventi per la realizzazione degli ospedali di comunità, l’ammodernamento tecnologico e lo sviluppo della telemedicina, con una previsione che però non tiene conto dell’attuale rincaro dei costi, mancano ancora indicazioni sulla copertura finanziaria per il personale che sarà necessario integrare nel nuovo assetto. Si stima a livello nazionale un costo aggiuntivo di diversi miliardi di euro che non trova riscontro nelle attuali coperture, anche in ragione del fatto che non sono state modificate le norme sulle fonti di finanziamento e sui tetti di spesa, fermi dal 2004, salvo le deroghe varate per l’emergenza Covid».
«Con il Ministro abbiamo avuto un’interlocuzione positiva – ha concluso Mario Nieddu -. Certo, restano importanti nodi da sciogliere. Dalla medicina territoriale passa il futuro della sanità sarda e di tutto il Paese.»