Cia Agricoltori Italiani Sardegna rinnova gli organismi dirigenti e chiede subito alla Regione un cambio di passo per affrontare i problemi dell’agricoltura isolana, a partire dall’invasione di cavallette, emblema della mancanza di programmazione e di coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, aziende, associazioni di categoria, istituzioni locali e strutture regionali.
Nell’assemblea che si è svolta recentemente è stato riconfermato presidente regionale Francesco Erbì, agricoltore di Villacidro, mentre il Comitato Esecutivo regionale è composto dai presidenti provinciali delle Cia Nord Sardegna, Sardegna Centrale e Sud Sardegna, rispettivamente Michele Orecchioni, Salvatore Bussu e Matteo Frau. È stato inoltre confermato nel ruolo di direttore regionale Alessandro Vacca.
Abbiamo appena rinnovato gli organismi e una delle prime azioni che intendiamo mettere in campo a tutela del comparto agricolo isolano è la prosecuzione delle rivendicazioni già avviate in merito allo stato in cui versa l’agricoltura sarda», sostiene il presidente Francesco Erbì.
E in questo momento il problema più urgente è l’invasione di cavallette che rischia di mettere in ginocchio centinaia di aziende in tutta l’isola: «Il fenomeno cavallette è solo l’esempio più pratico e lampante dei problemi in cui versano i territori sardi; è giunto il tempo che la politica rimetta al centro della discussione, coinvolgendo tutte le istituzioni coinvolte, dai sindaci agli assessorati regionali, dagli enti strumentali ai portatori di interesse, le azioni a tutela e rilancio delle produzioni agricole e degli allevamenti sardi. La rincorsa nel cercare di trovare soluzioni tampone alle continue emergenze sta portando l’agricoltura e l’allevamento sardo al collasso, è indispensabile avviare politiche di programmazione e di sviluppo per la nostra economia, ripartendo dai territori e dalle zone interne», dichiarano Francesco Erbì e Salvatore Bussu, presidente provinciale Cia Sardegna Centrale.
«L’invasione delle cavallette che in Sardegna sta devastando oltre 30 mila ettari è in continua espansione e indica nei cambiamenti climatici uno dei fattori che determinano il problema. Le aziende agricole coinvolte, dopo i tanti problemi legati ai costi di produzione, ai processi speculativi in atto, sono ridotte alla totale disperazione e vedono pregiudicata la loro stessa esistenza a causa dell’assoluta assenza di politiche di sviluppo e programmazione – aggiungono i rappresentanti di Cia Sardegna -. Siamo all’assurdo, per il quarto anno consecutivo ci ritroviamo ad affrontare un problema che sta mettendo in ginocchio un intero territorio e sta ulteriormente minando il settore primario isolano e l’intero tessuto economico e sociale sardo. Ribadiamo che il fenomeno dell’invasione delle cavallette va combattuto con prodotti che non arrechino danni alle coltivazioni e agli allevamenti, nel pieno rispetto e nella completa tutela delle produzioni sarde oltre che dei consumatori finali.»
Serve una svolta su tutti i fronti dell’agricoltura sarda: «Occorre creare le condizioni, affrontando puntualmente i problemi con approcci progettuali condivisi e coordinati, affinché il comparto primario sardo sia tutelato, rilanciato e valorizzato, nell’interesse di tutta l’economia isolana, favorendo sviluppo, occupazione e contrastando lo spopolamento che stiamo drammaticamente vivendo, evitando la desertificazione del territorio e garantendo ai tanti giovani di poter vivere in maniera dignitosa in Sardegna, senza dover obbligatoriamente emigrare per sopravvivere».
Nella foto allegata, al tavolo, da sinistra: Francesco Erbì, Alessandro Vacca e Matteo Frau