«L’entrata in vigore del Codice del Terzo settore ha rafforzato l’importanza del volontariato all’interno del Terzo settore stesso. Questa centralità normativa è però coincisa con un periodo particolare per il mondo del volontariato, travagliato da un lato dall’emergenza pandemica e, dall’altro, da un progressivo e generalizzato calo del numero di volontari. Il grande senso di riconoscimento verso le organizzazioni di volontariato e del Terzo settore, motivato dal ruolo cruciale ricoperto nel corso della pandemia, purtroppo non ha incoraggiato l’interesse verso questo mondo e la volontà di farne parte attivamente; piuttosto, ha scatenato una reazione opposta di rifiuto.»
Lucia Coi, presidente del Centro servizi per il volontariato della Sardegna, ha esordito così alla Fondazione di Sardegna durante la presentazione dei risultati di due indagini realizzate dal Centro studi sociali “Carlo Carretto” per il Csv Sardegna e coordinate da Vania Statzu.
La ricerca. L’indagine puntava a capire le motivazioni che spingono i giovani a impegnarsi nel volontariato. Sono state condotte 14 interviste a interlocutori privilegiati e tre focus group. Erano rivolte a target precisi: giovani volontari di organizzazioni di volontariato o Ets; persone che hanno cominciato a impegnarsi nel volontariato in giovane età e che ora, benché ancora anagraficamente giovani, hanno assunto ruoli di coordinamento o dirigenziali nella loro associazione; persone che hanno cominciato a impegnarsi nel volontariato in giovane età, ma che poi hanno smesso di dedicare del tempo al volontariato per diversi motivi; due ex volontarie che oggi lavorano per organizzazioni del Terzo settore; adulti tra i 45 ed i 66 anni che hanno svolto attività di volontariato in passato e che oggi, per le loro attività professionali, sono strettamente a contatto con i giovani (insegnanti, psicologi, nutrizionisti).
La scuola. È stata l’occasione per approfondire anche la relazione esistente (o che potrebbe essere costruita) tra il mondo del volontariato e la scuola. Gli intervistati hanno spesso sottolineato come l’attività lavorativa che hanno scelto sia in qualche modo legata alla loro passione sociale e civile. Più di uno ha cominciato cercando di aiutare persone che si trovavano in condizioni di difficoltà, anche attraverso la cooperazione internazionale o la cittadinanza attiva. Molti hanno dedicato attenzione a temi legati alla politica, all’ambiente, alla pace nel mondo.
Perché diventare volontari? A spingere verso il volontariato e la passione civile è spesso un senso profondo di inquietudine, legato a fenomeni che sono vissuti come ingiusti. La famiglia risulta essere importante nell’influenzare l’interesse verso il mondo e gli altri; tuttavia, con difficoltà supporta o asseconda la scelta di dedicarsi con più o meno intensità al volontariato, al civismo o alla partecipazione politica. Spesso le famiglie non riconoscono le opportunità, i vantaggi, gli aspetti positivi che derivano dall’impegno nel volontariato, convinti che sia qualcosa che toglie tempo allo studio o distoglie dalla ricerca del lavoro o da altre attività importanti. Si nota una notevole differenza tra chi è arrivato al volontariato attraverso il Servizio civile e chi – anche per questioni anagrafiche – senza questo tramite.
Le criticità. Il mondo del volontariato alle volte è proprio distante dalla concezione della vita dei ragazzi. Non sempre il volontario è visto bene, anche perché c’è un’immagine distorta del volontariato: magari, quando si rende utile alla collettività, la percezione cambia. I giovani sono interessati ad avere un ruolo nella società attraverso il volontariato e l’attivismo, ma con modalità diverse dal passato, anche perché i giovani di oggi vivono diversamente lo stare assieme: talvolta non è affatto vissuto con leggerezza.
La collaborazione con la scuola può essere facilitata dal fatto che la riforma del Terzo settore obbliga ad essere più strutturati. Uno degli strumenti che può essere utile è il Ptco (ex alternanza scuola-lavoro). Alcuni sottolineano anche l’importanza del supporto nelle associazioni come alternativa alle sanzioni tipiche della scuola o alle attività tradizionali per incrementare il curriculum che, in alcuni casi, oltre a migliorare il rendimento a scuola e il comportamento, ha portato tanti giovani a proseguire col volontariato. In altri casi viene sottolineato che, se ci fosse un riconoscimento del volontariato nel mondo dello studio o del lavoro, ci sarebbe un maggiore interessamento.
Chi non vuole fare volontariato? Soprattutto chi viene dall’attivismo, sottolinea come i giovani non siano attratti dalle organizzazioni tradizionali perché in genere sono “organizzazioni di adulti” e perché “non considerano le esigenze dei giovani”. Ciò che spesso non viene tenuto in considerazione è che la società è cambiata e i giovani non sono più quelli di un tempo, ma è cambiato anche il volontariato e spesso le organizzazioni non riescono a fare leva sull’entusiasmo dei giovani.
La mancanza di informazione sul Servizio civile universale e sulle realtà del Terzo settore, in generale è uno degli scogli principali che i giovani devono affrontare quando vogliono dedicare del tempo al volontariato, al punto che spesso è il passaparola di chi ha fatto prima queste esperienze ad essere lo strumento principale di informazione (anche se l’esperienza di altri coetanei è rilevante). In particolare, viene sottolineata la carenza di informazioni sui social o un uso poco efficace di questi strumenti.
Il progetto con scuole comuni. L’indagine Iares Swg di prossima pubblicazione indica che il 20% dei giovani tra i 18 ed i 34 anni svolge attività gratuita di volontariato o civismo presso enti del Terzo settore, sindacati, partiti politici, contro il 18% delle fasce d’età più anziane. Tuttavia, l’esiguità dei giovani – in particolare in Sardegna – in termini numerici fa pesare poco la loro realtà. In Italia la stessa fascia (18-34 anni) rappresenta il 17,5% dell’intera popolazione, in Sardegna il 15,74%. La popolazione over 34 rappresenta il 77,1% in Italia e l’82,29% in Sardegna.
La presenza di giovani all’interno del mondo del volontariato in Sardegna rappresenta meno di un sesto dei volontari complessivi. Questa percentuale influisce chiaramente sull’età media dei volontari, che è in continuo aumento.
Il Terzo settore continua a crescere nel numero di enti (363mila) e dipendenti (870mila), ma i volontari in Italia diminuiscono notevolmente: nel 2021 erano 900mila in meno rispetto ai 5,5 milioni registrati nel 2015. Per questa ragione il Csv Sardegna ha inserito nella propria programmazione un progetto emblematico per la promozione del civismo e del volontariato tra gli studenti dell’Isola che, utilizzando in maniera trasversale tutti i servizi offerti dal Csv agli Ets, affronti il tema di una maggiore presenza dei giovani negli enti stessi
Per realizzare il progetto sono stati contattati tutti gli istituti superiori della Sardegna e i Comuni dove gli stessi operano. Ad oggi hanno dato la loro adesione 17 istituti superiori e 11 Comuni (Cagliari, Carbonia, Iglesias, Quartu Sant’Elena, Olbia, Nuoro, Sant’Antioco, Sassari, Tortolì, Alghero, Porto Torres). Entro il mese di ottobre verranno sottoscritti gli accordi di collaborazione.
Entro il mese di novembre 2024 verranno individuate le “alleanze sperimentali “nei seguenti ambiti:
- sostenibilità ambientale;
- animazione socioculturale;
- pratiche di cittadinanza attiva.
La costituzione di tali alleanze sarà preceduta da iniziative, con il coinvolgimento degli studenti, di animazione e divulgazione sui temi del civismo, del volontariato e del perseguimento del bene comune.