Non si possono scaricare le ragioni della violenza sull’utilizzo compulsivo del digitale a 15 anni. A mio parere il digitale sfrenato non rappresenta la causa ma uno degli effetti, insieme alla violenza stessa, dell’inadeguata educazione degli adolescenti.
Educare è un’esperienza molto impegnativa e i genitori dovrebbero prepararsi al difficile compito di prendersi cura di un bambino, di farlo crescere in un ambiente sano, di garantirne il massimo benessere psicofisico, cioè, di tutelare sempre il suo superiore interesse.
Si perché l’educazione è un modello, uno stile, un progetto che si costruisce attraverso esperienze di relazioni in carne ed ossa tra adulti e, inconsapevolmente si trasferisce ai propri figli, già da quando viaggiano in quel delicato cammino di nove mesi, custoditi nel grembo materno.
L’accoglienza amorevole alla nascita, fatta di fisicità, di contatti veri, sguardi, abbracci, carezze, melodie, suoni e incessante ascolto, richiede di saper leggere innanzitutto dentro di sé, di saper comprendere e rapportarsi positivamente con gli altri, per poter dialogare efficacemente con la nuova creatura.
La responsabilità del difficile compito di educare è di chi accoglie, cresce e si occupa quotidianamente dei bambini e delle bambine. Riconoscere le proprie emozioni, saper governare le tensioni e affrontare i tanti problemi di coppia, unitamente alla coordinazione di una nuova situazione familiare, non sono solo gesti fondamentali per educare ad una affettività positiva, sono imprese umane, investimenti culturali che si possono a ragione definire, le più importanti azioni di prevenzione della violenza.
Troppo spesso l’incapacità di controllare le proprie emozioni (anche tra quei genitori intelligenti), depotenzia l’azione educativa nei primi anni di vita del bambino, procurando danni che prima o dopo si paleseranno. E quando gli effetti si palesano, possono essere devastanti. Tra i più diffusi attualmente, troviamo: disturbi d’ansia, depressione, disturbi comportamentali, salute mentale, disturbi psichiatrici, abuso di sostanze psicotrope, dipendenze, ingresso nei cicli della violenza e dei fenomeni devianti, aggressivi e persecutori.
L’utilizzo inconsapevole del digitale si insinua perfettamente nei contesti abitati da orfani con genitori vivi, procurando per sé, per le famiglie e per le potenziali vittime, lesioni irreparabili. Si può affermare che la violenza è il frutto di modelli educativi deboli e/o centrati esclusivamente su obiettivi di tipo cognitivo trascurando totalmente la sfera emotiva ed emozionale che invece, guida le azioni degli uomini e delle donne di ogni epoca.
Carla Puligheddu
Garante regionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza