Dopo Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, anche la Sardegna si appresta ad affrontare il tema del fine vita. Una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito è stata presentata in Consiglio regionale dai gruppi del centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle. Un testo di soli sette articoli che indica tempi, modi e percorsi di accesso alla gratuità delle prestazioni da parte del servizio sanitario. I contenuti della proposta sono stati illustrati questa mattina alla stampa dai proponenti, alla presenza di Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che ha elaborato un testo a livello nazionale sull’accesso alla morte volontaria assistita.
«E’ un’iniziativa importante – ha detto Filomena Gallo – ancora una volta la Sardegna mostra grande sensibilità su temi che riguardano i diritti civili e la vita delle persone. Oggi in Italia non c’è una legge in materia perché il Parlamento ha deciso di non pronunciarsi. Esiste, comunque, una sentenza della Corte costituzionale (la 242 del 2019) che sancisce il diritto di una persona ad ottenere assistenza medica per morire quando sussistano determinate condizioni: la capacità del malato di prendere una decisione liberamente e in completa autonomia, la presenza di una patologia irreversibile che provoca gravi sofferenza fisiche e psichiche, la necessità di trattamenti di sostegno vitale. Con l’intervento delle Regioni il sistema sanitario locale avrà delle norme di riferimento per attivare le procedure e rendere effettivo un diritto sancito con sentenza dalla Corte Costituzionale senza essere costretto a rivolgersi a un tribunale.»
«Oggi chi soffre non ha certezza sui tempi e sulle modalità di accesso al suicidio medico assistito – ha aggiunto Marco Cappato – con la disobbedienza civile abbiamo conquistato un diritto. Ora serve un quadro normativo che disciplini l’attività delle Asl e faccia emergere una realtà sociale nascosta dalla burocrazia e dall’assenza di regole.»
Marco Cappato e Filomena Gallo hanno poi ricordato l’importante contributo dato alla causa del fine vita da Giovanni Nuvoli e Walter Piludu le cui vicende hanno costretto i tribunali a pronunciarsi sul diritto dei malati di scegliere sul proprio destino. «Oggi però serve un passo in avanti – ha affermato Cappato – su questo tema c’è un altissima percentuale di favorevoli in Italia che va oltre l’80%. Bisogna superare la logica delle fazioni ed evitare lo scontro tra destra e sinistra o tra laici e cattolici. C’è bisogno di un confronto ampio che parta dalla sofferenza delle persone e non dalle ideologie.»
Su questo versante sta lavorando in Sardegna la cellula dell’Associazione Coscioni rappresentata dall’avvocato Aldo Luchi: «La presentazione della proposta di legge in Consiglio regionale è un fatto rilevante – ha detto – la Sardegna potrebbe presto avere una norma di riferimento che metterebbe fine a dubbi e incertezze e consentirebbe alle Asl di agire con regole certe».
«Poter scegliere sulla propria vita è una questione di libertà – ha detto Piero Comandini, segretario regionale del Pd e primo firmatario della proposta di legge – per questo abbiamo sposato l’iniziativa dell’associazione Coscioni. Su questo tema c’è bisogno di un pronunciamento univoco a livello nazionale.»
«La proposta è aperta a tutti – ha aggiunto il capogruppo dei progressisti Francesco Agus – chiederemo di firmarla anche ai colleghi della maggioranza. Possiamo approvarla prima della fine della legislatura».
Approvazione della legge auspicata anche dal M5S: «Il Consiglio regionale oltre a dare regole certe alle Asl può fare un’altra cosa molto importante – ha affermato il capogruppo Alessandro Solinas – aiutare le forze politiche oggi contrarie a superare posizioni anacronistiche e per certi versi bigotte».
«Ho firmato la proposta con convinzione – ha sottolineato Rossella Pinna, consigliera del Pd – questa norma serve a restituire dignità alle persone. Mi è capitato da poco di firmare le disposizioni di fine vita. Non nego di aver avuto un tentennamento al momento della firma. Se questo è capitato a me, convinta sostenitrice del diritto di scelta, figuriamoci cosa può succedere a chi si trova a vivere un momento drammatico.»
Massimo Zedda (Progressisti), infine, ha ricordato la vicenda del regista Mario Monicelli che a 95 anni decise di togliersi la vita lanciandosi da una finestra di un ospedale quando capì di essere arrivato alla fine dei suoi giorni a causa di un male incurabile: «Non dobbiamo più permettere casi simili – ha detto Massimo Zedda – su questo tema c’è la necessità di trovare il consenso più largo possibile».