Che cosa significa l’acronimo Csv? Soprattutto, che cos’è un Centro di servizio per il volontariato? Quali attività svolge e a favore di chi? Sono alcune delle domande alle quali il Csv Sardegna intende dare risposte semplici e chiare, a favore di tutti gli enti di Terzo settore dell’Isola, attraverso una campagna di comunicazione che parte in questi giorni. Obiettivo primario è informare tutte le realtà del mondo del volontariato sardo, dei tanti servizi offerti gratuitamente grazie ai fondi messi a disposizione dalla Fondazione Onc, l’Organismo nazionale di controllo sui Centro di servizio per il volontariato.
Da un’indagine recente è emerso che buona parte del mondo dell’associazionismo non è a conoscenza di avere questa opportunità, soprattutto in materia di formazione continua e di disbrigo pratiche che, alla luce della Riforma del Terzo settore, sta creando non poche difficoltà a tutti gli operatori, in particolar modo alle piccole realtà che generalmente sono tenute in vita da pochissimi volontari.
Un altro problema che si registra in tutto il territorio regionale, e comprende un po’ tutte le tipologie di associazioni e organizzazioni, è la difficoltà nel coinvolgere nuovi volontari, soprattutto tra i giovani. Non c’è un ricambio generazionale, e questo genera una forte preoccupazione: nel giro di pochi anni si rischia di vedere chiudere molte realtà. Ad onor del vero, va precisato che questa tendenza è registrata su tutto il territorio nazionale.
Il Csv Sardegna, attraverso questa campagna di comunicazione a tappeto, vuole raggiungere in maniera capillare non solo le associazioni di promozione sociale (Aps), le organizzazioni di volontariato (Odv) e tutti gli enti del Terzo settore (Ets) ma anche i cittadini non addetti ai lavori. Uno staff di esperti in comunicazione ha lavorato intensamente nei mesi scorsi per individuare gli strumenti più adatti. Se da una parte la rete e il mondo digitale hanno un ruolo strategico, dall’altra i mezzi più tradizionali ci hanno consentito di instaurare relazioni più durature con utenti e associazioni che hanno usufruito dei servizi del Csv sino ad oggi. Da qui la scelta di mettere in campo una comunicazione semplice, chiara e trasversale. A favore delle associazioni, non del Csv: perché le risorse a disposizione non sono poche e consentono di far crescere queste operose realtà. Quelle che conoscono bene i servizi offerti dal Csv possono testimoniare la qualità delle consulenze in materia di iscrizione al Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore, un percorso che ha dato (e sta dando) parecchi mal di pancia perché costringe tutti a presentare una non trascurabile quantità di documentazione e utilizzare la tecnologia digitale. Una materia ostica, soprattutto per quelle fasce d’età o quelle persone che non hanno dimestichezza con il computer e l’accesso ai servizi online.
«Il digital divide è certamente uno dei problemi più grossi da affrontare e possibilmente risolvere nel prossimo futuro – sostiene Lucia Coi, presidente del Csv Sardegna -. Quotidianamente mi ritrovo a discutere con i presidenti e gli operatori delle associazioni, che mi espongono i problemi e gli ostacoli con cui sono costretti a convivere. L’età media dei volontari è molto elevata, e questo si giustifica anche con il fatto che i giovani sono intenti a pensare allo studio o a cercare un lavoro. Non si può pensare di fare volontariato se si è disoccupati, sono tempi difficili e questo limite si registra in tutto il Paese. Allo stesso tempo, la formazione continua è sempre più richiesta e indispensabile per garantire la qualità delle prestazioni offerte. E su questo continueremo a puntare con decisione, affidandoci a docenti di provata esperienza e capacità. Intanto, il nuovo sito del Csv Sardegna sta riscuotendo crescenti consensi, non solo per la qualità dal punto di vista grafico ma anche per i contenuti e i servizi in esso presenti. C’è ancora tanto da fare, ma ci stiamo strutturando sempre di più per accompagnare tutti gli enti del Terzo settore.»