Rivedere in TV le immagini dell’enorme tragedia prodotta dal Coronavirus mi ha scosso notevolmente e non ho potuto che fare una riflessione su quanto è accaduto e sugli strascichi che ha lasciato sulle persone.
Se pensiamo a quanto è accaduto in Sardegna rispetto alle regioni del Nord Italia, non possiamo che ritenerci fortunati, se è consentito utilizzare questo termine.
La Sardegna ha avuto i suoi morti, tanti, ma quello che abbiamo visto in Lombardia, Piemonte, Veneto, con migliaia di morti, è stato veramente drammatico.
Codogno, Bergamo, Brescia, Piacenza, Vo’, città devastate, un lutto accomunato a tutti.
Noi che abbiamo dovuto fare i conti con la quarantena, non ci siamo fatti travolgere ma abbiamo sostenuto vigorosamente tutte quelle persone, medici, infermieri, volontari, Croce Rossa, forze dell’ordine, insomma da parte di tutti ci sono stati una vicinanza ed un affetto smisurati e non sono mancati i pianti.
Sono negli occhi di tutti le immagini dei camion militari in arrivo dalla Lombardia che trasportavano le bare di questa povera gente che nel momento del trapasso non ha avuto il conforto di un parente, un familiare, un figlio. Neppure un fiore.
Il pianto fortissimo ed incessante ha rigato i volti di quanti hanno lottato sino allo stremo delle forze per strappare alla morte le persone che, colpite dal virus, dipendevano direttamente da questi Eroi silenziosi e combattenti della Luce, quella Luce che molti hanno rivisto quasi al limite della loro vita.
Oggi, usciti dalle fasi più acute di questa pandemia, non ancora conclusa e debellata definitivamente, dobbiamo continuare a seguire sella stessa Comunità medica che si è prodigata nella lotta al Coronavirus.
Crediamo che quanto è accaduto rimarrà per sempre racchiuso nei nostri cuori e nelle menti e non potremo mai dimenticarlo e dobbiamo altresì essere responsabili e dare il meglio di noi stessi per non vanificare e disperdere tutti i sacrifici che abbiamo dovuto subire. Non siamo noi gli eroi, i veri eroi sono i medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, a loro dobbiamo rivolgere il nostro grande ringraziamento.
Armando Cusa