Si aggiunge un’altra importante tassello nel già ampio curriculum del Coro Paulicu Mossa. La formazione corale di Bonorva ha riscosso, questa volta, un grande successo in terra d’America, più precisamente a New York.
Ad accompagnare il coro il sindaco, Massimo D’Agostino, che dichiara: «È stata un’esperienza fantastica, in una città incredibile, dove i nomi di Bonorva e di Rebeccu sono passati più volte da un telefono all’altro e da una bocca all’altra».
«Rientriamo a casa soddisfatti – prosegue il primo cittadino – e anche se siamo consapevoli del fatto che, negli anni, in questo luogo, illustri conterranei ci abbiano autorevolmente preceduto nel far conoscere cose straordinarie della Sardegna, noi siamo però felici di aver dato il nostro piccolo e umile contributo alla promozione della bellezza della nostra storia e della nostra cultura. Il mio ringraziamento va alla Regione Sardegna, Assessorato all’Industria, all’Associazione Enti Locali e, soprattutto, a Valeria Orani per il suo grande impegno profuso nell’organizzazione di questo indimenticabile viaggio e un pensiero anche per Chiara Del Rio, per la sua disponibilità in questi giorni, e a Jeff Biggers per le tante belle parole usate nei confronti della Sardegna e di Bonorva.»
«Infine, un doveroso grazie al Coro Paulicu Mossa – conclude Massimo D’Agostino -. Ho visto facce stanche dalla fatica del viaggio ma questi “giovanotti” sono rimasti sempre al top, facendo carichi di applausi dovunque si siano esibiti in questi giorni, nelle piazze, nei teatri o nei luoghi istituzionali e spero che la standing ovation a loro riservata ieri sera, alla fine del concerto al teatro “The Center”, li abbia ripagati dei loro sforzi. Grazie a loro le strofe di Paulicu Mossa, ma anche di Peppe Sozu, hanno riecheggiato nei luoghi simbolo di una città simbolo degli Stati Uniti, da Times Square a Union Square, dai teatri alla Grand Central, dalla 5′ strada alle sedi istituzionali. Ora testa all’organizzazione di MusaMadre Rebeccu, questa estate, dove contiamo già di raccogliere i frutti di questo nostro viaggio poiché diversi sono gli americani attesi a Rebeccu e Bonorva in quei giorni.»
Antonio Caria