Una vecchia roulotte trasformata in un piccolo teatro per ospitare uno spettacolo di clown e teatro di oggetti. È l’Officina Oceanografica Sentimentale dell’attore e regista Luca Salata della Compagnia Samovar che nel week end ha incantato piccoli e grandi spettatori catturati dalla magia di questo piccolo ambiente raccolto e itinerante che trasforma l’esperienza teatrale in un viaggio emotivo e personale. Un’apnea metaforica per esplorare le profondità del mare e delle storie umane che esso custodisce nella tre giorni dell’ultimo appuntamento di FestivAlguer, il festival internazionale di arti performative ideato e organizzato dall’associazione culturale ExPopTeatro, ospitato nella prima giornata ai Giardini Manno, poi spostato negli spazi de Lo Quarter nelle ultime due. Un pubblico di massimo sette spettatori per volta ha assistito a questo viaggio composto di gesti, musica e poesia, dove gli oggetti si trasformano in parole: una piccola storia di mare, dal viaggio di Ulisse alle vicende bibliche di Noè, fino alla tragica storia del piccolo profugo siriano Alan Kurdi e di tutte le altre persone che in mare hanno perso la vita. Un invito a riflettere sul legame indissolubile tra l’uomo e l’acqua, da sempre fonte di vita, speranza, avventura e anche purtroppo morte. La compagnia Samovar coniuga artigianalità e innovazione teatrale attraverso l’utilizzo di spatole, rotelle e una varietà di ingegnosi marchingegni scenici. La loro originalità risiede nell’intreccio tra clownerie, poesia e una narrazione che sa parlare al cuore di ogni spettatore.