Drammaturgo e attore tra i più originali e carismatici della scena italiana, definito da Ascanio Celestini – in un celebre articolo apparso nel 2008 su la Repubblica (“La ricotta di Otello”) – come «il più grande attore del Ventunesimo secolo», Gaetano Ventriglia arriva a Sassari venerdì 19 e sabato 20 aprile (ore 21.00) per la rassegna Teatri in via di estinzione organizzata da Meridiano Zero Teatro. Allo Spazio Bunker di via Porcellana 17/A l’attore pugliese, classe 1962, uno degli ospiti più attesi di questa edizione della rassegna dedicata ai linguaggi del contemporaneo, porterà il suo spettacolo storico, il monologo “Otello alzati e cammina”, una personalissima rilettura del classico shakespeariano, che diventa anche un’occasione per interrogarsi sull’esistenza, sulla bellezza, sull’arte e in particolare sul teatro.
Messo in scena per la prima volta nel 2008, “Otello alzati e cammina” (prodotto da Compagnia Garbuggino/Ventriglia – Armunia – Rialto Sant’Ambrogio) ha ricevuto e continua a ricevere un’accoglienza calorosa da parte del pubblico e della critica specializzata, che ne sottolinea la forza espressiva, la capacità di mescolare farsa, dramma, struggimento, alto e basso, la potenza evocatrice dell’amalgama linguistico creato da Gaetano Ventriglia mescolando italiano, veneto, foggiano e inglese maccheronico.
Sul palco, Gaetano Ventriglia si fa abitare da tutti i personaggi, in un interrotto flusso di coscienza: il Moro, naturalmente, e poi Jago, Desdemona, Roderigo, Cassio. La sua rilettura del dramma shakespeariano diventa «occasione di riflessione sulla verità della condizione esistenziale, verità che si stratifica su più piani, e dell’essere umano. Verità del senso dello stare in scena. Verità di un classico e delle sue discese nell’animo umano. Verità della condizione dell’uomo, dei suoi ideali e del senso della bellezza, delle sue sofferenze quotidiane, del senso della vita, su come essa venga attraversata e vissuta». E di queste verità Gaetano Ventriglia è puro e commovente cantore. Un cantore mai retorico, sempre in bilico tra ironia e tragedia, tra farsa e dramma o, per citare direttamente lo spettacolo, tra “Adesso tu” di Eros Ramazzotti e “Mulholland Drive” di David Lynch. Perché in fondo, nelle pieghe dell’esistenza, l’orchestra non c’è, sembra dirci Otello.