In una delle serate cardine della 25ª edizione del Festival Abbabula, Alessandro Mannarino ha regalato al pubblico di Alghero una serata intensa e toccante.
Classe 1975, il cantautore romano porta il suo tour “Corde 2023” in Sardegna a 10 anni dal suo primo tour “Corde”, rimettendo al centro la sua arte così per come nasce, con in braccio una chitarra. Dietro di lui una scenografia composta da 76 corde tese sopra il palco, e ad accompagnarlo solo strumenti a corda tra le mani di Alessandro Chimienti e Tony Canti (chitarra), Marco Bardoscia (contrabbasso) e le tre immense voci di Lavinia Mancusi, Simona Sciacca e Gioia Persichetti.
Prima di aprire il concerto decide di fare una dedica: «È difficile per me parlare prima dei concerti, preferisco suonare che parlare, ma questa sera volevo farlo con il cuore. Questo è un concerto che si chiama “Corde”: sentirete tante storie, dentro anche storie di donne, storie di ribellione. Una corda è un affare che può essere usato per legarti, per impiccarti, per toglierti la vita. C’è chi ha avuto la fortuna nella vita di sciogliere queste corde e di usare la stessa corda come qualcosa che viene tirata a chi sta affogando in mare o a chi sta cadendo in un crepaccio. E il concerto di stasera sarà dedicato a Michela Murgia».
L’anfiteatro Ivan Graziani è strapieno, e se inizialmente il pubblico rimane in estasi ad ascoltare e assaporare lo spettacolo dalle sedie della platea, sul finale il concerto si apre con i pezzi che lo hanno reso celebre (Statte zitta, Marylou, Scetate Vajò, Me So’ Mbriacato) e la folla si alza e si accalca davanti al palco.
Mannarino è ormai ospite fisso del Festival Abbabula (si esibì per la rassegna già nel 2015 a Monte d’Accoddi e nel 2017 al Parco dei Suoni di Riola Sardo), che stasera vedrà la sua chiusura, dopo un’edizione ricca e di gran successo, al baretto di Porto Ferro. A esibirsi saranno i Son Rompe Pera, nell’unica data italiana del tour mondiale del gruppo messicano dalle sonorità garage, cumbia e punk.
Valentina Unali
Foto di Ilaria Unali