Oltre la Scena – incontri con gli artisti: giovedì 1 febbraio alle 17.30 nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari, gli attori Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola in una conversazione con il regista e critico teatrale Enrico Pau raccontano “Aspettando Godot”. L’ingresso è gratuito.
Un classico del Novecento per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa firmata CeDAC Sardegna: “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, nella visionaria mise en scène di Theodoros Terzopoulos con (in ordine alfabetico) Paolo Musio, Stefano Randisi e Enzo Vetrano accanto a Giulio Germano Cervi e Rocco Ancarola, in cartellone – in prima regionale – da mercoledì 31 gennaio fino a domenica 4 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a venerdì alle 20.30, sabato alle 19 30 e domenica alle 19.00) affronta temi fondamentali come il significato dell’esistenza umana e il rapporto con il mistero del divino nella chiave ironica e surreale del teatro dell’assurdo.
Un testo enigmatico e affascinante, dove due clochards, Vladimiro e Estragone, davanti a un albero (unico indizio del trascorrere del tempo), attendono l’arrivo del signor Godot, il quale non si presenta ma invia un ragazzo ad annunciare che «oggi non verrà, ma verrà domani» e, intanto, appaiono creature singolari come Pozzo e Lucky, il padrone e il servo, tenuto al guinzaglio come un animale: quella fune simboleggia il legame che li unisce, così come appare evidente il rapporto quasi simbiotico tra i protagonisti, in un’atmosfera di sospensione prima di una rivelazione che forse non giungerà mai…
«I personaggi beckettiani – afferma il regista greco Theodoros Terzopoulos, figura di spicco del teatro contemporaneo – si muovono in una zona grigia, in un paesaggio del nulla, quello dell’annientamento dei valori umani… alla ricerca di una fine che non ha fine… Ogni nuovo inizio è la definizione di una nuova fine… I personaggi tacciono aspettando la rivelazione dell’indicibile, che non si rivela mai… Alcune domande, che riguardano la natura umana e il futuro, forse avranno risposte, la maggior parte però no. Forse alcune arriveranno dagli stessi spettatori – conclude -. L’arte del teatro esiste e persiste proprio in virtù delle domande senza risposta.»