Domenica, al Teatro Verdi di Sassari, “Omaggio a Carla Fracci” non è stato soltanto l’esito scenico di un lavoro preparatorio che ha richiesto mesi di impegno e dedizione per le allieve della DanSoul Studio.
È stato piuttosto un tributo alla danza classica nella sua massima ricerca espressiva, nel tentativo di portare quest’arte a Sassari ai più alti livelli, ispirandosi, ad un anno dalla scomparsa, all’esempio di una donna che ne è diventata l’icona indiscussa nel Novecento.
E anche il tentativo mai sopito di seguire le orme di un’altra grande danzatrice, Jaguse Vrankova, prima ballerina del Teatro Nazionale dell’Opera di Praga che, negli anni Settanta, ha fondato la Scuola di Danza classica Città di Sassari, la prima nel suo genere riconosciuta dal Ministero della Pubblica istruzione.
Dopo due ore e mezza di grande spettacolo, la direttrice artistica Sharon Podesva (nipote di Vrankova) assieme al corpo di ballo ha raccolto sul palcoscenico i frutti di tanto lavoro, e con essi gli applausi di un pubblico caloroso ed entusiasta.
«È stato meraviglioso – ha affermato Sharon Podesva – è un grande risultato che ci premia per l’impegno profuso. È stato molto faticoso, ma lo rifarei altre mille volte. Credo che tutti dovremmo lavorare per ricordare una donna che ha fatto conoscere e amare il balletto a livello planetario.»
Coreografie, costumi, sceneggiature, scenografie, musiche e luci: tutto è stato studiato alla perfezione per rievocare sensazioni e immagini dei più acclamati capolavori portati in auge da Carla Fracci, con particolare riferimento al balletto romantico francese. Assieme alle allieve della Dansoul si sono esibiti due straordinari interpreti come Elena Idini ed Angelo de Serra, ormai professionisti conclamati.
La prima parte della serata ha messo in luce brevi ma intense composizioni tratte da opere quali “La morte del cigno” o “Les Silphides”, e variazioni da “Don Quixote” e “Romeo e Giulietta”. La seconda parte ha portato in scena il balletto in due atti “Giselle”, che fu il cavallo di battaglia dell’etoile milanese.
«Ci sono voluti tre mesi di preparazione in cui abbiamo lavorato giorno e notte – ha assicurato Sharon Podesva -. Da un lato le attività in sala assieme alle allieve, nel ruolo di insegnante e coreografa, dall’altro lo studio della scenografia, della sceneggiatura, le musiche e i costumi a cui tengo tantissimo. Poi anche la struttura dello spettacolo per garantire un livello d’eccellenza degno di un lodevole avviamento professionale».
Un’esposizione fotografica a firma di diversi autori, nell’atrio del Verdi, è stata occasione per riscoprire alcuni tra i momenti più significativi di questo anno di lavoro della Dansoul.